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Lost in the Night

2023
Titolo Originale:
Perdidos en la noche
REGIA:
Amat Escalante
CAST:
Juan Daniel García Treviño (Emiliano)
Fernando Bonilla (Rigoberto Duplas)
Ester Expósito (Monica)

Il nostro giudizio

Lost in the Night è un film del 2023, diretto da Amat Escalante.

Amat Escalante l’avevo amato al Festival di Venezia 2016, quando presentò in concorso La región salvaje, uno dei film più divisivi e contestati degli ultimi anni, ma non per la giuria che gli assegnò il Leone d’argento. Aveva la colpa, Escalante, di rappresentare la situazione del Messico non attraverso un ostico “film d’autore” condotto per paesaggi estetizzanti e piani sequenza, ma riversando la questione sul terreno del genere, in particolare dell’horror. C’era un essere mostruoso, nell’entroterra messicano, una sorta di gigantesco polipo alieno che si accoppiava con gli umani per puro piacere, in particolare con l’attrice messicana Simone Bucio in una pirotecnica scena di sesso donna-mostro. Contaminare il dramma sociale col genere fu per molti un peccato imperdonabile. Se ci mettiamo poi che Escalante, in conferenza stampa, dichiarò di essersi ispirato per la creatura a Possession di Zulawski, allora apriti cielo: nella cricca cinefila Zulawski è intoccabile, rifarlo è lesa maestà, come se l’horror non vivesse di continue riscritture di se stesso, di riproposizione di forme archetipiche, dai tempi di Frankenstein e Dracula, ma per saperlo bisogna studiare la Storia e non tutti lo fanno. Inutile dire che il titolo è rimasto inedito in Italia, nessun distributore ci ha puntato.

Ciò serve per arrivare al nuovo film di Amat Escalante, Perdidos en la Noche, titolo internazionale Lost in the Night, che è passato nella sezione Cannes Premier nel 2023 e poi è scomparso, risucchiato in un buco nero, per apparire adesso nel programma del FESCAAAL, Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina, che si tiene dal 5 al 12 maggio a Milano e online su Mymovies.it. Merito a loro. Come spesso succede con Escalante, il film è molto bello. Continua il percorso del regista che, come accennato, è quello di mescolare il racconto drammatico sullo scenario del Messico oggi con gli elementi di genere, qui il thriller con una spruzzata di erotico. Il protagonista è Emiliano (Juan Daniel García Treviño), un giovane messicano che ha visto sparire la madre cinque anni prima: la donna era un’attivista contro una multinazionale, dedita a devastare il paesaggio e schiavizzare il lavoro per lo sfruttamento minerario. Corruzione che si intreccia a polizia deviata che si intreccia ai narcos, ovviamente. Che fine abbia fatto l’oppositrice, lo vediamo all’inizio a mo’ di teaser in una sequenza particolarmente violenta. La donna è ufficialmente scomparsa. Emiliano, visitando in ospedale un compagno infortunato sul lavoro, si imbatte in un poliziotto orrendamente ustionato, che non può parlare ma fornisce un’indicazione scritta: suggerisce di guardare alla villa del famoso artista Rigoberto Duplas (Fernando Bonilla), che lì vive con la moglie e la figliastra Monica (Ester Expósito), una giovane influencer che realizza video sempre più torbidi per ottenere la fama. Emiliano entra in contatto con la famiglia, si fa assumere come lavorante, letteralmente va nella casa con lo scopo occulto di ritrovare la madre. Per esempio, la tenuta ha un’ampia cisterna, in cui si potrebbero comodamente nascondere cadaveri…

A questo punto il dispositivo incontra più generi. Da una parte c’è il parasite, il messicano povero infiltrato nel nucleo ricco che porta con sé il confronto tra due classi sociali agli antipodi, due lati opposti della barricata, gli sfruttati e gli sfruttanti. Ma questo è implicito nei fatti, non viene mai detto né didascalizzato, perché il regista non vuole spiegarti nulla. Poi c’è l’irruzione dell’erotico: in partenza Emiliano ha una ragazza, la bella messicana Osio (Mafer Osio), con la quale si produce peraltro in una scena esplicita di masturbazione, con tanto di inquadratura del pene. Ma davanti al fascino dell’influencer bianca Monica, che ci prova con lui, dovrà cedere e avviare una relazione pericolosa, con la tipa che gli chiede di stringerle il collo in un choking che la farà volare su Instagram. Infine il thriller, dato che la seconda parte è costellata di colpi di scena – no spoiler – in grado di ribaltare più volte la situazione, mettere in dubbio le certezze, sfaccettare ciò che sembra di facile lettura. Cosa è successo davvero, chi è stato e come si dispongono le pedine sul tavolo, è molto meno banale di quanto sembra. Lost in the Night conferma che Escalante è un gran bel regista, in barba alla critica autorialista, e uno dei pochi capaci davvero di coniugare autore e genere, rispettando l’horror e il thriller, esaltandoli, e non piegandoli al discorso sociale e politico che resta sottinteso.