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MadS

2024
Titolo Originale:
MadS
REGIA:
David Moreau
CAST:
Lucille Guillaume
Laurie Pavy
Milton Riche

Il nostro giudizio

MadS è un film del 2024, diretto da David Moreau.

Sono 402 i film prodotti in Italia nel 2023. 298 quelli prodotti in Francia. Numeri, se ho letto bene, al lordo della produzione documentaria e delle co-produzioni internazionali. Produciamo un fracco di più dei francesi, eppure non riusciamo ad uguagliare i loro livelli qualitativi, sotto tanti punti di vista. Nella fattispecie, mi interessa la qualità dei film di genere. Nell’arco del 2024 ho visto 4 film francesi, prodotti tra il 2022 ed il 2023, che entrano trionfalmente nella top 20-25. The Substance è di certo il più ovvio, il più telefonato. Poi c’è Vermines di Sebastian Vanicek, un esordiente sui lungometraggi che fa un film di ragni e di periferie urbane sociali. L’ho visto ad aprile in sala, e brucia ancora! A questi si aggiunge una chicca, Else di Thibault Emin, passato al TOhorror e al Taranto Fantastic, strapremiato ovunque, un film che unisce il surrealismo di Boris Evian al bodyhorror, e lo fa con una naturalezza inaudita. Emin esordiente tambien, dimenticavo. Arrivo poi a questa bomba, passata al Trieste Science Fiction Festival e vincitore al Ravenna Nigthmare Festival, MadS, di David Moreau, mestierante e non esordiente. MadS è un film girato interamente in piano sequenza, e questo ha scatenato anatemi da parte di chi guarda come fumo negli occhi gli onanismi registici. Facile dire piano sequenza lungo tutto un film, tuttavia è come per quell’arnese laggiù, bisogna saperlo usare, vedasi alla voce grandissimo film Victoria del tedesco Sebastian Schipper. Ebbene, Moreau gira in piano sequenza: prende un’unità di tempo che sarebbe non modificabile, cioè l’intervallo girato in piano sequenza coincidente con l’intera lunghezza del film, e ne fa un miracolo di velocità, di accelerazione costante, contando su un’occupazione magistrale del contesto spaziale. Parlo di somewhere nel Grande Est di Francia, dove il film è girato.

La storia è, apparentemente, semplice semplice: un bamboccione riccastro si sfonda di roba a casa di un pusher, poi monta sulla cabrio del papi per raggiungere gli amici e fare bisboccia con donne alcol e droghe, solo che sulla strada si imbatte in una donna transfuga da ospedale, lingua mozzata e denti asportati, che ride e piange e ride e piange e poi si pugnala alla gola. Il sangue della pazza lo contamina o, meglio fa da effetto moltiplicatore per tutto quello che si è tirato, e lui comincia a non capirci più niente, tra distorsioni cognitive, allucinazioni sonore, dejà vu, sfasamenti spazio temporali appunto. Arriva la sua trombamica, fatta e strafatta, e lo porta ad una festa di bamboccioni parimenti ricchi sfondati, e qui l’inferno psichedelico personale continua, gli si scatenano istinti sessuali ma anche omicidi. Di improvviso a casa sua suona l’allarme, deve tornarci. Ritrova la pazza sanguinante nella vasca, poi arrivano i Bonificatori che prendono lui e quella e addio. Siamo ancora a metà film però, sparito un protagonista se ne fa un’altra, ecco la trombamica che vaga per le strade e lo cerca, ma nel frattempo non ci capisce più una mazza nemmeno lei, contagiata, ride e piange e aggredisce e si straccia le vesti ed è ammaliata dalle luci dei lampioni, molto molto fotosensibile. I Bonificatori sono alle sue calcagna, lei per un po’ li semina e raggiunge un’altra ragazza, che odia perché pure lei trombamica del rampollo e pure, probabilmente, da questo imbecille incautamente ingravidata. Corsa in motorino delle due, struggente, agghiacciante, meravigliosa, poi la trombamica sfigata compie la definitiva mutazione e diventa una bestia sadica assetata di sangue.

È qui che il film ci porta sulle tracce della terza protagonista, la potenziale puerpera, nella sua fuga verso la salvezza, verso il palazzo in cui abita la madre, ma è una caccia all’uomo anzi alla donna, bestia assetata di sangue e bonificatori dietro di lei, e comunque finirà, tra lacrime o risate o schizzi, il mondo non sarà più come prima. Ho parlato di allucinazioni sonore, cifra stilistica di un film che ha i dialoghi ridotti all’osso. Le musiche scandiscono, preparano, minacciano, rivelano stati emotivi e fisici. Moreau compie un lavoro enorme su questo ed anche sulla caratterizzazione dei personaggi, perché è vero che la sua è una storia di contagio(n), ma si resta ammirati da come sono disegnate le relazioni, da come il mutamento di focus, di velocità, di contesto si adatti all’avvicendarsi dei personaggi, quasi fosse una proiezione del trip infernale che stanno vivendo. Un film in cui non ci sono adulti ma solo bamboccioni: gli adulti, siano genitori, medici, poliziotti, restano sempre voci metalliche che parlano ma non ascoltano, rassicuranti a livello zero per questi ragazzi fucked up, rassicuranti quanto la voce registrata di un bot in ascensore o quanto un call center della centrale allarmi. MadS è uno dei film più belli dell’anno, un horror che non perde tempo in niente, come dice un mio caro amico, pura essenza. Film italiani di genere ne abbiamo?