Magic
1978
Magic è un film del 1978, diretto da Richard Attenborough
I pupazzi da ventriloquo hanno da sempre infestato il cinema, sin dal 1929, con Il Gran Gabbo, passando per l’episodio del classico Incubi notturni (Dead of Night, 1945) diretto dal grande Alberto Cavalcanti, per arrivare fino ai giorni nostri con Dead Silence (2007, James Wan) e American Horror Story – Freakshow, dove un divertentissimo quanto schizofrenico Neil Patrick Harris viene spinto a uccidere dalla sua bambolona Marjorie. In mezzo a questo filone, quasi un sottogenere delle Killer Dolls, ci sono stati Il mostro e le vergini (Devil Doll, 1964), discreto bmovie di Lindsay Shonteff con il classico pupazzo da ventriloquo che controlla il suo padrone, e l’horror psicologico Magic (1978), scritto da William Goldman e diretto da Richard Attenborough (premio Oscar per Gandhi, 1982). Corky Wilthers (Anthony Hopkins) è un aspirante mago che ci sa fare molto poco con la magia, più che altro per un’ansia da prestazione evidente che lo porta a fare cilecca, finché non tira fuori il suo asso nella manica, il pupazzo Forca.
Il suo agente Ben Green (Burgess Meredith, l’allenatore di Rocky), ha grandi piani per il suo pupillo – che parla col pupazzo anche quando non è in scena – ma Corky decide di scappare in una villa in campagna, rifiutandosi di sottoporsi a una obbligatoria visita medica per un grosso network, sorprendendo il suo primo amore Peggy Ann Snow (Ann Margret), sposata con Duke, assente proprio durante il soggiorno di Corky. Tutto scorre liscio, e Peggy, che sembra quasi più affascinata da Forca che dal suo ventriloquo, ritrova l’amore perduto dell’adolescenza, finché Ben non scopre dove si nasconde Corky… A uno sguardo poco attento, il film di Attenborough sembra non aggiungere nulla ai titoli sopra citati, ma non è così. Sullo svolgimento lento, quasi monocorde, della storia tra Corky e Peggy, si staglia pian piano l’inquietudine e Forca – alter ego schizzato di Corky – sembra controllare sempre più il suo “padrone”.
Anthony Hopkins, che per il ruolo in Magic studiò le tecniche utilizzate dai ventriloqui, dona grande complessità, fragilità e drammaticità al suo personaggio, grazie soprattutto al suo sguardo magnetico e all’intensità che l’attore britannico porta sempre nelle sue interpretazioni (solo due anni dopo David Lynch lo sceglierà per il commovente The Elephant Man). L’occhio vigile e scrupoloso di Attenborough, segue la vicenda di Corky e Forca, con mano sapiente e una cura per i dettagli molto rara in questo genere di horror, dona forza e credibilità sia al ventriloquo che al pupazzo, gettando interrogativi che sembrano quasi ribaltare la storia, dosando suspense, orrore e realismo. Magic è un gioiello della fine degli anni settanta, ingiustamente dimenticato e spesso poco citato tra le prove attoriali di Hopkins. Un piccolo capolavoro da riscoprire, soprattutto se siete fissati con bambole e pupazzi assassini.