Mamantula
2023
Mamántula è un film del 2023, diretto da Ion De Sosa.
Il mediometraggio di 49 minuti dello spagnolo Ion De Sosa, passato all’ultimo Sicilia Queer Filmfest, è un tale ibrido di generi e suggestioni da mutare forma e non sembrare quasi neanche un film. Entrandovi dentro, si è catapultati in un vorticoso trip allucinatorio, si ha la sensazione di essere parti integranti di un fumettone in 3D come nel video Take On Me degli A-Ha. Palesemente formatosi alle scuole dei maestri Jess Franco e Bruce LaBruce, De Sosa mette a segno la sua opera più completa, dimostrando anche la propria maestria come direttore della fotografia, oltre che regista e sceneggiatore: Mamántula è infatti splendidamente fotografato, in una messa in scena dalle atmosfere fortemente contrastate. Parte come un simil porno (e un po’ lo resta per tutta la durata dell’opera) ma sterza ferocemente – con uno stridio che manco il Paganini di Kinski – verso l’horror-splatter e poi di nuovo verso il crime per approdare infine, sempre attraverso la pornozattera, nella sci-fi… Praticamente un tripudio.
Il protagonista è un succhiatore di cazzi seriale, che in realtà è un alieno aracnide… mandato in avanscoperta e in azione dalla sua tribù: sufficientemente ambiguo, sufficientemente bravo ad abbordare e molto bravo nella fellatio, ca va sans dire. E Moises Richart ha il fisico perfetto, sculetta persino troppo come farebbe una ragna asesina, come dicono in originale. Cast perfetto in toto, comunque, a partire dalle due lesbo investigatrici,, che rappresentano la fetta della torta crime, cui danno il volto le brave Lorena Iglesias e Marta Bassols. Poi lode a tutti i comprimari, per fortuna nessuno dei quali è lo stereotipo del gay figo e magro e statuario.
Si rovista nella quotidianità: Mamántula succhia via la qualunque dai ragazzi della porta accanto, dai clienti della stazione di servizio, dagli avventori delle saune e non è schizzinoso. Nemmeno gli spettatori dovranno esserlo… Perché trae linfa vitale per sé e per la sua razza venuta a conquistare. Se fino a questo punto Ion De Sosa ha viaggiato a cento all’ora come una psicotica Penelope Pitstop, senza mai sbandare, lo fa probabilmente con cognizione di causa sul finale, mostrando gli alieni nella loro tana e col loro vero aspetto, cioè ragnoni un po’ cartoonish che comunicano tra loro a versi. La CGI infatti non è delle migliori, ma il film offre dei tali svarioni che nel contesto… vanno bene così. Finale degno dello svolgimento. La forza visiva e il coraggio nella scelta di determinati snodi narrativi sono i cardini di questo lavoro assolutamente innovativo nella sua miscela di ingredienti. Mamántula viene assicurato alla giustizia iberica, ma tutta la sua stirpe prolifererà insieme a noi: mai nessun pompino sarà più lo stesso.