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The mechanic

2011
Titolo Originale:
The mechanic
REGIA:
Simon West
CAST:
Jason Statham
Ben Foster
Donald Sutherland

Il nostro giudizio

La storia è il più classico regolamento di conti tra sicari e mandanti, quanto di più stereotipato possa esserci nel genere. Unica cosa che conta: il Jason Statham style, truculento e fumettistico come sempre.

Nella storia del cinema d’azione dell’ultimo decennio bisognerebbe creare, così come è stato fatto per tutti i grandi action hero del passato, un nuovo sottofilone, con stilemi e topoi propri: il Jason Statham – movie. Se all’apparenza l’attore inglese può sembrare la copia minore di Bruce Willis, in realtà ne è il prosieguo evolutivo, più fisico e acrobatico dal lato morfologico (Statham è un campione di Kickboxing e di arti marziali miste), più ironico, serioso e sbruffonesco dal lato della resa interpretativa. Il suo posto nell’olimpo dei grandi action actors è fuori discussione e non è un caso che Stallone l’abbia chiamato come braccio destro nel suo film all star The Expendables. In comune con tutti gli altri, Statham ha la capacità di modellare una qualsiasi trama d’azione facendola calzare a pennello sulla sua fisicità e rendendo, tutto sommato, ogni film un tassello simile all’altro, almeno da The One in poi.

The Mechanic non viene meno a questo assunto di partenza, non scostandosi molto dal canovaccio di Trasporter, senza però macchine extra accessoriate (a parte una barca sgangherata) e con una spalla ad accompagnarlo nelle ultime missioni. Il personaggio è quanto di più stereotipato ci possa essere nel genere: Bishop (agli sceneggiatori americani manca un po’ la fantasia in quanto ad allegorie) è un uomo solo, pagato per uccidere il suo unico amico e costretto di conseguenza a viverne tragicamente il rimorso di coscienza. Non ha una donna, a meno che non sia a pagamento, ma in fondo ha un cuore tenero da bello di mamma, nonostante trascorra le giornate a uccidere persone che neppure conosce cercando di non lasciare mai tracce.
Tolti i personaggi, la storia si riduce a un regolamento di conti tra sicari e mandanti attraverso colpi di scena telefonati. Neanche Simon West, che altrove aveva dato solide capacità come realizzatore di prodotti di intrattenimento (almeno in Con Air), riesce a dare qualche guizzo di originalità. Per fortuna che di tanto in tanto spuntano fuori un paio di sane scazzottate e, come ai tempi di Bud Spencer e Terence Hill, si fa il tipo per il buono di turno, nonostante le scene di combattimento siano riprese con il solito stile epilettico in cui tutto succede ma non si capisce cosa. Anche nei contatti corpo a corpo e nelle scene delle sparatorie si intravede il Jason Statham style, truculento e fumettistico. E questo, in fondo, è l’unica cosa che conta.