Minna! Esupâ dayo! – Stagione 1
2013
Minna! Esupâ dayo! è una serie tv andata in onda per la prima volta in Giappone nel 2013, inedita in Italia, ideata e diretta da Sion Sono.
La Rete ribolle, gli addetti ai lavori gli attribuiscono 4 progetti in cantiere per il 2015. A giudicare dai nuovi trailer in circolazione, il periodo light di Sion Sono sembra lungi dal potersi considerare esaurito, nonostante le sue dichiarazioni durante la promozione di Tokyo Tribe lasciassero intendere che il film chiudesse la parentesi aperta da Why Don’t You Play in Hell? In effetti, dopo la catastrofe di Fukushima e l’accoppiata Land Of Hope/Himizu, due film carichi di dolore e tragedia, lo svago folle e le iperboli da cartone animato demente potevano essere una buona ripartenza creativa. Noi però siamo preoccupati, perché se la strada continua ad essere questa, rischiamo di ritrovarci un doppione compulsivo di Takashi Miike, per giunta meno spontaneo e istintivo. In realtà, Sion Sono ha iniziato il detour dalla usuale cifra avant-pop orrorifica estrema già nel 2013, quando ha scritto Minna! Esupâ dayo! serie in 12 episodi (6 da lui diretti) trasmessa da TV Tokyo, adattamento di un manga scritto da Kiminori Wakasugi – autore tra l’altro di Detroit Metal City.
Minna! Esupâ dayo! senza ombra di dubbio, è la punta più significante del Sono reloaded. Si è divertito a sfiorare, spingere, titillare e saggiare i limiti della censura nella tv giapponese, all’interno della quale All Esper Dayo! è andata in onda comunque in tarda serata: la serie è totalmente immersa in un universo strampalato, da commedia sexy esilarante fino al parossismo, nel quale la comicità raggiunge picchi estremi, ai limiti di una trascinante demenza. Elementi grotteschi si accumulano progressivamente fino all’apoteosi nelle puntate finali, rasentando i territori follemente anarchici di Hitoshi Matsumoto. La trama: il diciassettenne Hiroshi (Shota Sometani, pupillo del regista, anch’egli reduce dall’esperienza intensa e diametralmente opposta di Himizu), in seguito a una eclissi lunare, scopre di possedere doti di telepatia. Nel corso della storia scopre anche che nel suo Paese, Higashimikawa, in un distretto lontano da Tokyo, sono in molti a scoprirsi improvvisamente dotati di poteri extra-sensoriali, e tutti o quasi sono ossessionati dal sesso. Comprensibile, visto che, come scopriremo nel corso delle puntate, i requisiti fondamentali per l’acquisizione dei superpoteri sono: 1) essere vergini; 2) essere stati colti dall’eclisse mentre ci si masturbava.
Tutti adolescenti frustrati o quasi, quindi. Tranne uno: l’infoiatissimo gestore (adulto, quindi più frustrato degli altri, e protagonista delle gag più divertenti) di una caffetteria, che diventerà abituale luogo di ritrovo del team di pervertiti. I suoi poteri telecinetici sono però limitati al campo erotico: può quindi sollevare prevalentemente minigonne (per guardare le mutandine, che sono coprotagoniste di tutta la serie e costituiscono uno dei trait d’union con Love Exposure), riviste porno e sex toys. Da Tokyo, intanto, arrivano un misterioso professore e la sua procace assistente, attratti dalle voci mediatiche circa la presenza a Higashimikawa di UFO e persone con capacità extrasensoriali. Con loro la galleria di personaggi assurdi si arricchisce: il professore infatti, nei momenti di massima concentrazione, palpeggia con espressione seriosa il prosperoso seno della sua assistente, che nel mentre resta impassibile e professionale. C’è anche spazio per una massiccia dose di product placement: gli onnipresenti sex toys, dai poteri lisergico-onanistici simili all’Orgasmatron di alleniana memoria, sono prodotti che esistono realmente e hanno il marchio Tenga, leader mondiale nel settore del selfentertainment per grandi e piccini. Minna! Esupâ dayo! è una successione di gag fuori controllo, ma la storia non finisce qui: la seconda stagione andrà in onda a breve, e il lungometraggio tratto dalla serie dovrebbe vedere la luce a settembre prossimo, seguendo a ruota Shinjuku Swan (in uscita a maggio), The Chasing World e Love & Peace (estate 2015). 4 film in sei mesi: Takashi Miike, dall’alto delle sue 98 regie, comincia a guardarsi le spalle.