
Narcos 3
2017
Narcos 3 è una serie tv del 2017, ideata da Chris Brancato, Carlo Bernard, Doug Miro
“We aren’t the first people in history to build an empire, Gilberto” “But we are the first to retire leaving the empire intact” (Miguel and Gilberto Rodriguez, Narcos 3, E03)
Dopo l’uccisione di Pablo Escobar e la caduta del cartello di Medellin, il controllo del traffico di droga passa sotto il potere dei “godfathers” di Cali. A capo della piramide, i fratelli Gilberto e Miguel Rodriguez Orejuela gestiscono il business direttamente dalla città colombiana; Pacho Herrera (un intenso Alberto Ammann) è il referente del cartello per i colleghi/rivali messicani; e Chepe Santacruz è il responsabile del commercio dal cuore degli Stati Uniti di America, New York City. Organizzato e gestito come una società da Fortune 500, il cartello di Cali è una macchina per far soldi (quasi) perfetta. Molteplici e di diversa natura sono i canali di smercio e diffusione per il trasporto e la vendita della cocaina; operatori e impiegati di vario titolo si incastrano, spesso a insaputa gli uni degli altri, in un sistema ben oliato di attività apparentemente lecite; contratti e accordi sono continuamente rinegoziati in zone d’ombra in cui la distinzione tra legale e illegale si perde nella rassicurazione inebriante che deriva dal senso di potere. Le prospettive cambiano quando i fondatori dell’Impero decidono di sottoscrivere un ‘piano di ritiro’ con le autorità governative: uscire definitivamente dal traffico della droga nel giro di sei mesi, mantenendo il patrimonio acquisito e la gestione delle attività legali. Dopotutto, la fine di Escobar docet: meglio abbandonare il tavolo da gioco con in mano delle carte vincenti.
Eseguibile e conveniente sulla carta, il piano non va come previsto. Individui inarrestabili come l’agente della DEA Javier Peña (il bravissimo Pedro Pascal, già in Narcos 1 e 2) e Chris Feistl (Michael Stahl-David), operando sul posto tra Bogotà e Cali, riescono a mettere a segno un colpo con ripercussioni impensate per il destino del cartello: la cattura di Gilberto Rodriguez. Con il capo in prigione, le trattative del ritiro si arrestano. Ai vertici nascono divergenze di opinioni su come procedere da questo evento in poi; ai livelli inferiori c’è chi decide di agire dall’interno per garantirsi una via di fuga definitiva. Intanto, i cartelli rivali in espansione – North Valley in Colombia, Juarez in Messico – propongono nuove alleanze e mandano segnali forti della loro presenza. La nuova guerra della droga si trasforma in un feroce conflitto che va oltre il mantenimento del capitale accumulato: questa guerra è, allo stesso tempo, economica, politica, militare, ideologica. Godibile anche da chi non ha visto le prime due stagioni, Narcos 3 si fa racconto corale di individui i cui interessi, ambizioni e istinti di sopravvivenza si intersecano come pedine su una scacchiera, in uno scenario in cui nessun rapporto, nessun ruolo è definito una volta per tutte.
La cifra stilistica della serie mantiene intatta i suoi elementi di base: stessa sigla di apertura (ma con immagini diverse), alternanza di inglese e spagnolo parlati, voce narrante, found footage integrato nel tessuto della rappresentazione, performance attoriali efficaci e credibili – oltre ai citati Pascal e Ammann, Matias Varela è straordinario nel ruolo di Jorge Salcedo. Il lavoro della sceneggiatura – Carlo Bernard e Doug Miro firmano la maggior parte degli episodi – si rivela strumentale alla delineazione di una realtà complessa, ricca di pathos trattenuto, di violenza che esplode improvvisa, di suspense calibrata sull’impiego di sequenze in montaggio alternato e parallelo. La Colombia emerge, ancora una volta, come luogo affascinante e contraddittorio: una terra in cerca di riscatto ma anche una sorta di “narco-democrazia” indotta che ha fatto dell’illegalità e dello scontro una seconda natura. Prodotto di qualità carico di spunti di riflessione critica, Narcos 3 è tra le serie più avvincenti di Netflix Originals, con una narrazione stratificata ma fluida, tanto suggestiva quanto la realtà che rappresenta.