Night Swim
2024
Night Swim è un film del 2024, diretto da Bryce McGuire.
Ci vuole del fegato anche solo per concepire l’idea di una piscina assassina. Metterla in scena, poi, richiede un gran pelo sullo stomaco. Ma se riguardo alla villosità del pancino di uno come Bryce McGuire è forse lecito spendere ancora qualche riserva, nessun virtuosismo registico o eventuale simpatia di sorta possono nascondere il fatto che, comunque la si voglia rigirare, Night Swim sia a tutti gli effetti un sonoro buco nell’acqua. Non che le premesse fossero delle migliori, intendiamoci; soprattutto partendo dal balzano assunto di una villona costruita su di un’ancestrale falda acquifera capace, previo immancabile sacrificio di sangue, di donare vigore, gioventù e qual si voglia altra ultramondana skill frutto di un ennesimo demoniaco do ut des. E dire che, a volerla buttare un minimo in caciara, con qualche scanzonato bagno di splatter in stile Aquaslash si sarebbe potuto portare a riva qualcosina di quantomeno divertente. Ma a quanto pare al nostro Bryce piace prendersi dannatamente sul serio, così come già ben evidente dal corto omonimo del 2014 da cui questo blandissimo folk horror da veranda è di fatto sgorgato. Troppo sul serio data la natura di un tale soggetto che, a conti fatti, non possiede nemmeno quell’effettiva orrorifica sostanza in grado di passare dalla risata allo spavento con la giusta dose di convinzione.
E, a voler essere onesti, i primi a non convincere affatto paiono proprio i membri della scatenata famiglia Waller, da poco trasferitisi nella summenzionata maledetta magione a seguito del pesante infortunio del patriarca Ray (Wayatt Russell), promettente giocatore di baseball costretto, ahi lui, ad appendere precocemente mazza e guantone al chiodo. E sarà proprio durante la dolorosa riabilitazione di quest’ultimo – amorevolmente accudito dalla bella mogliettina Eve (Kerry Condon) e dai figlioletti Izzy (Amélie Hoeferle) ed Elliot (Gavin Warren) – che, a causa di una maldestra emoglobinica gocciolina zampillata da un tutt’altro che casuale taglio dritta dritta all’interno del pagano cloro della grande piscina sul retro, un antico e oscuro Male tornerà letteralmente a galla, così come in realtà vigliaccamente spoileratoci già nei primi cinque minuti di antefatto. Si perché, per chi ancora si stesse interrogando circa il significato di un titolo come Night Swim, basti dire che, bracciata dopo bracciata, oltre ad una rinnovata e miracolosa forza fisica il nostro fu Joe DiMaggio acquisterà progressivamente anche una diabolica indole; alimentata dai numerosi capri – e umani – espiatori dati occasionalmente o, molto più sovente, intenzionalmente in pasto alle esoteriche acque trasudate da un magico terreno affamato quanto il mortifero suolo del redivivico Pet Sematary.
Nel buttar giù le poche righe di questa recensione pare di sentire sul collo il lungimirante fiato del compianto Caligari, il quale, con tutto il suo saggio aplomp, invita da lassù il rancoroso spettatore a Non essere cattivo. Almeno non troppo, s’intende E, in effetti, c’è ben poco da essere cattivi dinnanzi ad un titoletto come Night Swim: troppo anonimo per risultare interessante, troppo poco spaventevole per spaventare realmente e, cosa più importante, talmente poco autoironico da uscirne con le ossa inevitabilmente rotte. Se infatti, quantomeno nelle intenzioni, il buon McGuire non fa mistero di aver voluto puntare altissimo nel citare a suo modo classiconi del calibro di Poltergeist, Il mostro della laguna nera, l’immancabile Squalo spielberghiano e, a detta sua, persino il Cameron di The Abyss, tutte queste nobilissime e ingombranti strizzatine d’occhio finiscono fiaccamente per annacquarsi all’interno di una forma e di una sostanza piatte quanto l’Oceano Pacifico in pieno agosto. E se la tanto attesa fusione tra due navigati fari del cinema di genere contemporaneo quali la scaltra Blumhouse e la maramalda Atomic Monster si è dimostrata sinora capace di acchiappare all’amo nulla più che un misero pesciolino come Night Swim, beh, forse occorrerebbe proprio cambiare qualità di esca o, meglio ancora, bazzicare altre e ben più pescose acque.