Non è amore questo
2018Titolo Originale:
Non è amore questo
REGIA:
Teresa Sala
CAST:
Barbara Apuzzo
Non è amore questo è un documentario del 2017, diretto da Teresa Sala.
“Quando devi esprimere un desiderio ti sembra di avere solo un’occasione. Quell’occasione lì. E allora non sai cosa scegliere e quindi scegli a caso. Scegli il più stupido di tutti. Vorrei che mia madre non morisse mai. Bianco, neve, nuvole. Esprimi un desiderio come se fosse l’unico.” Così docet, prima di ogni cosa, prima del corpo, dell’handicap e dei generi, Barbara, la protagonista disabile del docufilm italiano Non è amore questo, in concorso nella sezione documentari dell’Hacker Porn Film Festival 2019 di Roma. La storia viene narrata tramite la voce fuori campo di Barbara come asse portante della narrazione. E racconta del fatto che se c’è una possibilità, una sola e per di più se sei lesbica e handicappata, quell’opportunità deve essere tutto. Il girato si fa manifesto di altri diritti. Non convenzionali. Di quell’insieme che la protagonista, attraverso la formula del monologo e delle immagini, racconta come espressione del desiderio erotico. Descrive personaggi, reali e immaginari, che popolano la sua sessualità. Come Elena, animalista anarchica, che la bacia da bambina sulle labbra in maniera appassionata. Peccato che, contestualmente, le dichiari amore solo se fosse stata un uomo.
“Perché?”si chiede Barbara. Oppure come il supereroe che vola e saltella da un tetto all’altro della città e in cui lei si identifica. Quando? Tutte le notti che, armata delle sue stampelle, affronta il buio della città. Barbara si sente invincibile nel silenzio dell’oscurità senza interruzione, di fronte al pensiero che gli amici non vadano mai via e con la sete di incontrare una lei che la desideri veramente, non che la voglia solo scopare. Ecco, allora, le domande ripetitive per capire quello che resta oltre l’atto erotico e che interrogano sul prima e sul dopo, su quello che c’è ma non solo, sul limite e lo sconfinamento. Voglia o desiderio? Una persona, la protagonista di Non è amore questo, il cui disagio fisico dialoga con il sesso. Gambe che non si aprono quanto dovrebbero, bocca e lingua che a fatica si esprimono, mani goffe. Un racconto monotono, a tratti scontato, che però ha il pregio di sondare i sentimenti che rendono fragili e, quindi, permeabili alla vita. Paura, vergogna, abbandono. Bisogni primordiali che, attraverso le fantasie sessuali lesbiche della protagonista, mettono a nudo l’anima per tutta la durata del documentario. Perché invece il corpo, quello sfatto, handicappato e goffo di Barbara, viene inquadrato al naturale solo per pochi secondi, candido come una statua di Canova.
Bianco, come è bianca la scenografia architettonica stile Calatrava che lo racchiude. Incolore come un fiocco di neve. La forza e la specificità della storia di Barbara stanno nella sua capacità di essere trasparente nei confronti dello spettatore. Quattro giorni della sua vita. Quattro giorni dentro la sua testa e nella sua quotidianità. Un flusso di coscienza che invade lo schermo. Il racconto del passato e del presente, dei sogni e dei giorni, della vita affettiva e di quella sessuale, del desiderio di maternità e del rapporto con la famiglia non ha filtri. Colpisce come un pugno allo stomaco. “Barbara ti fa entrare nella sua quotidianità, nei suoi ricordi, nei suoi desideri, nella sua intimità senza nascondere niente, senza censure, senza paura di mostrarsi per quello che è – commenta la regista Teresa Sala – La sua franchezza ti mette a disagio”. Non è amore questo è un film sperimentale che mescola il linguaggio del cinema di fiction con il documentario d’osservazione, i filmini di famiglia e la struttura narrativa della lettera – diario. Una sceneggiatura di Barbara Apuzzo e di Teresa Sala che, in assoluto, non passerà alla storia ma che ha il pregio di aggiungere un tassello autentico all’indagine in corso su sesso e disabilità.