Okja
2017
Okja è un film del 2017, diretto da Bong Joon-ho
Al di là della polemica Netflix che ha rovinato la presentazione del film in competizione à Cannes (uscirà o non uscirà al cinema? Alla fine no) Okja segna il tanto atteso ritorno alla regia di Bong Joon-ho, uno dei migliori cineasti in attività, quattro anni dopo Snowpiercer. Okja rappresenta per Bong Joon-ho una nuova incursione nella fantascienza e nel cinema di mostri. Si tratta di una favola di anticipazione, con messaggio ecologista, sul tema degli scandali agro-alimentari. Come in The Host, Bong Joon-ho dà vita a una creatura inedita, nata da mutazioni genetiche nell’ambito del progetto sperimentale di una multinazionale – ricalcata sul modello affatto virtuoso della Monsanto – che tenta di eliminare la fame nel mondo inventando un nuovo tipo di bestiame. Dei super maiali geneticamente modificati sono stati così allevati ai quattro angoli del mondo con lo scopo di preparare il lancio del progetto. Il mostro di The Host era una creature goffa e feroce, una specie di girino gigante prodotto dall’inquinamento (americano) del fiume Han che attraversa Seoul. Okja è un animale mutante benevolo, intelligente e sensibile, che va contro tutti i mostri cinematografici creati prima di lui. Okja è un mostro vittima, che dovrà la propria salvezza a una bambina, al termine di una lotta senza quartiere contro le sinistre azioni di una folle (Tilda Swinton, in un doppio ruolo trasformista) a capo di una multinazionale.
Bong Joon-ho umanizza un mostro e trasforma gli umani in mostri o in ridicole marionette. Precisiamo che questi umani sono americani e che il film esprime una violenta tensione anticapitalista. Il regista prolunga una vena grottesca che esiste in tutti i suoi film ma che aveva già esacerbato Snowpiercer, adattato da un fumetto. Ritroviamo un’estetica manga e carnevalesca in Okja, una satira che guarda al Dottor Stranamore di Kubrick, con una galleria di personaggi dal comportamento isterico e dagli abbigliamenti ridicoli. Ed è proprio qui la difficoltà. Okja si perde un po’ e finisce per annoiare, soprattutto perché le gesticolazioni di Jake Gyllenhaal frenetiche e clownesche (non è Peter Sellers) e di Paul Dano irritano anziché divertire. Tilda Swinton e la piccola Mija (interpretata da Ahn Seo-hyeon) sono, invece, geniali. Bong Joon-ho stupisce ancora una volta per il suo usuale virtuosismo, con scene incredibili che immergono lo spettatore nel cuore di azioni forsennate – l’attacco a un centro commerciale, un inseguimento di camion. Il film brulica di idee visive e di momenti drammatici straordinari.
Ma Okja è più diseguale rispetto ai precedenti lungometraggi di Bong, senza dubbio perché gestisce meno bene le sequenze che si immaginano svolgersi a New York, molto confuse, rispetto alle maestose scene d’apertura e di chiusura nelle montagne coreane, con inquadrature della natura che evocano la poesie e la filosofia animista dei capolavori di Hayao Miyazaki. Malgrado il suo mostro gentile e i suoi cattivi da operetta, Okja non è un film per bambini. Bong Joon-ho fa attraversare un vero e proprio calvario alla sua super scrofa, martirizzata e persino violentata da un enorme mutante in una sequenza scioccante. Ci sono numerose ragioni per ammirare Okja, e qualcuna per restarne insoddisfatti. Ma il peggior film di Bong Joon-ho resta largamente superiore a tutti i film di fantascienza o ai blockbuster prodotti a catena dagli Studios hollywoodiani, non fosse che per l’originalità del soggetto e la sua virulenza politica. Ma è forse il momento che il regista torni a casa, in Corea, a realizzare dei film che gli corrispondano e gli permettano di esprimere con maggior evidenza e meno vincoli il suo immenso talento.