Onde Road
2015
Onde Road è un film del 2015, diretto da Ivan Massimo Falsetta.
Viaggio in Calabria alla scoperta delle radio libere della regione, negli anni in cui le emittenti indipendenti nascevano come funghi (grazie a una storica sentenza della Corte Costituzionale che, dal 1976, ne sanciva finalmente la legalità e il diritto di esistenza). Le storie di Radio Talpa, Radio Elle, Radio Antenna 1 Rossano, Radio Valentina e moltissime altre sono raccontate in prima persona attraverso le voci degli speaker di quella stagione, non solo talentuosi del microfono destinati a carriere folgoranti, ma anche e soprattutto persone comuni, appassionati di musica dai mestieri più disparati, tutti desiderosi allo stesso modo di sperimentare un mezzo di comunicazione finalmente democratico e alla portata di tutti.
C’è nostalgia nel racconto che Ivan Massimo Falsetta fa di quegli anni, dove tutto sembrava possibile e il palinsensto era così folle e sregolato, così homemade e improvvisato, da risultare incredibilmente vero e diretto, e a tratti persino geniale. Tra documentazione d’assalto e costruzione immaginifica (con ampio ricorso ad effetti visivi), Onde Road sposa una chiave da docufiction per narrare l’epoca e l’epica della Radio, optando per una detective story dal sapore fantascientifico: l’improvvisa occupazione di tutte le frequenze nazionali da parte di una radio pirata che trasmette non stop materiale di repertorio delle vecchie antenne libere, impone al servizio segreto della “censura futuribile” di incaricare l’Agente Bi di scovare i responsabili e ristabilire al più presto l’ordine costituito.
Indagando nell’ambiente degli speaker di quegli anni, la ragazza dovrà vedersela nientedimeno che con Awanagana, romantico terrorista dell’etere il cui personaggio cita quello interpretato dallo stesso attore nel mitico White Pop Jesus, il musical messianico di ambientazione tarantina diretto nel 1980 da Luigi Petrini e oggi introvabile reperto cinefilo. Quella di Awanagana, dj storico della scena alternativa delle radio libere anni ’70, è una figura emblematica, un’icona perfetta per vestire i panni del guerrigliero della musica che combatte contro l’omologazione della comunicazione radiofonica attuale. Accanto a lui, ma schierato dalla parte opposta della barricata, in Onde Road c’è anche Federico l’Olandese Volante, altro decano delle radio italiane cresciuto come il suo collega nella fucina di Radio Montecarlo.
Ma le bizzarrie del cast non finiscono qui: nei panni dell’alieno a cui si è fermata l’astronave, rigorosamente vestito con la divisa argentata d’ordinanza, c’è persino Fabrice Quagliotti, tastierista storico dei Rockets, la band spacerock che ha imperversato soprattutto in Italia a cavallo tra anni ’70 e ’80 con il suo gusto elettronico tendente al futuro (e che in quegli anni era tra le più gettonate nei passaggi radiofonici). A Quagliotti tocca anche la responsabilità dell’intera colonna sonora del film, tra brani consacrati come On the road again e produzioni più recenti che non sfigurano affatto a contatto con il repertorio storico della band. Non manca nemmeno Battaglia e Miseferi, il duo comico reso famoso dagli spettacoli del Bagaglino, ma che nasce in realtà proprio dalle trasmissioni delle radio calabresi degli anni ’80.
Ne emerge un ritratto appassionato, divertito e naif, di una cultura radiofonica e di una terra tra le più insospettabili per quanto riguarda la creatività dei messi di comunicazione. Proprio come il palinsensto di una radio libera, Onde Road ha una struttura anarcoide e irrispettosa delle regole e delle grammatiche istituzionali. Dove alla progressione lineare del racconto si preferisce l’accumulo, l’accostamento delle tracce, i détour e le digressioni: una materia vibrante che svela il film come un gigantesco atto d’amore nei confronti di una stagione che chiunque abbia anche solo sfiorato non può non ricordare senza una punta di commozione.