The orphan killer
2011
The Orphan Killer, slasher statunitense nuovo di zecca, si offre alla visione degli spettatori dopo un martellante e lungo battage pubblicitario,effettuato quasi esclusivamente su Facebook, il social network tramite il quale è stato poi distribuito. Anche questo film dunque, come molti altri in tempi recenti,è figlio della Rete: la quale può essere una grande risorsa, ma anche partorire mostri (si veda, ad esempio, il recentissimo e assai brutto The Tunnel). L’iter distributivo più agevole rispetto ai canali tradizionali, e soprattutto più economico, incoraggia molti giovani registi ad usare il Web come piattaforma di lancio delle proprie opere; il che può essere un bene, viste le grandi pecche distributive dell’industria cinematografica. Ma anche un male, poiché ci si può ritrovare sommersi da prodotti di dubbia fattura.
The Orphan Killer è la creatura dell’attore televisivo Matt Farnsworth, che del film ha curato quasi ogni aspetto, dalla sceneggiatura al montaggio e alla fotografia, oltre ad esserne co-produttore insieme alla protagonista Diane Foster, nonché interprete nella parte di Mike, il fidanzato di quest’ultima.
Il film ha visto la luce proprio sul social network più famoso al mondo. Con una cifra modica, era possibile vedere il film in streaming; l’operazione pare abbia avuto un certo successo, poiché al momento il film è disponibile in dvd con tanto di merchandising sempre tramite Facebook.
La pellicola, purtroppo, lascia irrimediabilmente delusi: se da un lato può essere vista come un sincero tributo allo slasher anni ’80, dall’altro presenta troppe pecche per poter essere considerata almeno di medio livello. Il plot non è completamente da cestinare: Audrey (Diane Foster), è una giovane e avvenente insegnante di danza in una scuola cattolica, l’ex orfanatrofio che negli anni passati ospitò lei e il fratello Marcus (il killer del titolo,interpretato da David Backus), dopo il massacro dei loro genitori. Evento che ha un forte impatto soprattutto sul piccolo Marcus, rendendolo irrimediabilmente violento e instabile. Audrey viene adottata, riesce a costruirsi una vita normale, mentre il fratello resta lì, e medita vendetta. Che ovviamente arriva, puntuale come un orologio, e assolutamente prevedibile.
Il film presenta alcuni buoni spunti: i flashbacks dell’infanzia sono ben realizzati, spietati nel mostrare la crudeltà delle suore dell’istituto e di come esse stesse abbiano contribuito a rendere Marcus il mostro che è diventato.Il rapporto fratello/sorella è perturbante e ha un che di incestuoso. La maschera perennemente indossata dal killer è realmente inquietante e gli dona un’immagine tutto sommato efficace.Ma non è abbastanza. Il tutto annega in un mare di già visto,di risaputo: la trama ricorda troppo da vicino sia l’Halloween di Carpenter che il prequel realizzato da Rob Zombie (parecchi i riferimenti al cinema del regista/musicista americano). Si torna,come sempre, al discorso sul confine tra omaggiare e copiare sterilmente, e qui la sottile linea che separa i due concetti finisce, irrimediabilmente, per spezzarsi e dissolversi nella copia fine a se stessa. La colonna sonora, a base soprattutto di metal e nu-metal, è insopportabile, e il montaggio è realizzato in maniera assai approssimativa. Alcune scene provocatoriamente blasfeme finiscono per sfociare nel ridicolo, e la sceneggiatura presenta troppi scivoloni per poter essere accettabile. La regia è tutto sommato sufficiente, ma non basta a salvare un film pieno zeppo di difetti, tra i quali una recitazione di scarso livello.
Considerando che si tratta di un low-budget, completamente autoprodotto, forse bisognerebbe essere più clementi; ma esistono film fatti con mezzi quasi nulli e tante idee, che sono le grandi assenti di questo film.
Non resta che augurarsi dunque che la facilità di distribuzione offerta dalla rete possa in futuro aprire la strada a veri talenti a film che hanno ancora qualcosa da dire piuttosto che intasare il World Wide Web con prodotti assolutamente inutili che lasciano nella mente dello spettatore soltanto la voglia di rivedere, per l’ennesima volta, un classico buon vecchio slasher anni ’80.