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Paranormal Activity: Next of Kin

2021
REGIA:
William Eubank
CAST:
Emily Bader (Margot)
Roland Buck III (Chris)
Dan Lippert (Dale)

Il nostro giudizio

Paranormal Activity: Next of Kin è un film del 2021, diretto da William Eubank.

Ha l’aria di una riunione di famiglia, questo nuovissimo Paranormal Activity: Next of Kin. Un po’ perché il franchise in questione ha di fatto marchiato l’immaginario orrorifico post 2000, e l’effetto nostalgia è dietro l’angolo. A ben vedere, poi, la saga di Paranormal Activity ha sempre parlato di nuclei familiari. Il meccanismo narrativo è rimasto invariato negli anni: una sorta di home-invasion soprannaturale in salsa found-footage, con la routine della famigliola di turno che viene destabilizzata dall’intervento di forze inspiegabili. Oggetti che si muovono, parenti spiritati, alberi genealogici demoniaci: una formula che, nel bene e nel male, si è sempre limitata a giocare in casa.

L’atteso cambio di rotta – per una saga innegabilmente invecchiata – coincide in quest’ultimo capitolo con il ricorso a un formato più dinamico e movimentato. Non sono più le attività notturne riprese dalle videocamere fisse a trainare il racconto, ma una troupe di cineasti pronti a buttarsi nella mischia. Il fulcro della storia è, ancora una volta, un legame familiare: quello dell’orfana Margot, che decide di trascorrere, insieme a un paio di amici filmmaker, un weekend nella comunità amish da cui sembra che la madre provenisse. Va da sé che i problemi spiritici sono dietro l’angolo. Quello adottato dal regista William Eubank (Underwater) è un approccio che dona al prodotto finale una patinatura insolita per la serie, trasformandolo a tratti in un quasi-documentario – con tanto di interviste e riprese al rallentatore. Un tentativo apprezzabile di svecchiare il franchise, ma che finisce per tagliare le gambe a un format che aveva nella dimensione domestica (quella degli statici filmati notturni) la sua carta vincente. Rinunciando a questa componente, Next of Kin si fa più colorato e “cinematografico”, ma perde anche qualcosa della sua originale naturalezza.

Resta poi il solito attrito di fondo fra il modus operandi iperrealista e l’implausibilità degli eventi raccontati – problema comune alla maggioranza dei found-footage in circolazione. E qui l’ultimo Paranormal Activity si va a impantanare definitivamente: invece di provare a camuffare questa vistosa contraddizione, Eubank spinge l’acceleratore sul ritmo e sulle trovate posticce da film horror di serie B, con salti sulla poltrona a raffica e protagonisti più rincoglioniti del solito. L’intento era senza dubbio quello di pompare il più possibile il tasso d’intrattenimento; il risultato è, con tutta probabilità, il film più canonico della saga. Tutto è calcolato e poco realistico, dalle motivazioni per l’utilizzo continuo della videocamera alle esasperate sviolinate aggiunte in post-produzione per sottolineare i jumpscares. La sospensione dell’incredulità non è sufficiente: al film manca la coerenza per creare la sensazione di un vero “falso documentario” e, di conseguenza, si perde l’atmosfera genuina dei found-footage più riusciti. In sostanza: Next of Kin non fa mai davvero paura e, se lo fa, è solo saltuariamente, a spizzichi e bocconi. Per i fan incalliti del franchise sarà forse un problema da poco. Ai più, in ogni caso, si consiglia di guardare altrove.