Parker
2013
Parker è un film del 2013 diretto da Taylor Hackford.
Jason Statham is back again. Arriva anche in Italia Parker, distribuito dalla neonata Indie Pictures, marchio che promette di portare sui nostri schermi e nelle nostre case titoli capaci di associare i crismi della produzione indipendente all’appetibilità commerciale dei blockbuster. A Parker, infatti, seguiranno commedie come il messicano Instructions not Included, l’action cino-americano Outcast con Nicolas Cage e Hayden Christensen, e per il circuito DTH titoli di pregio dalle cinematografie più innovative e più invisibili in Italia, quali il coreano Special ID, Saving General Yang da Hong Kong, o chicche ultraweird quali Frankenstein’s Army. Alla regia di Parker c’è il veterano Taylor Hackford, quello di L’avvocato del diavolo (The Devil’s Advocate, 1997) e Ufficiale e gentiluomo (An Officer and a Gentleman, 1982), ma anche di Hail! Hail! Rock ‘n’ Roll (1987) e di Ray (2004), con un biopic su Aretha Franklin in avanzata fase di progettazione. Uno che al ritmo, come minimo, presta la dovuta attenzione, e infatti nel film la scansione dei tempi e degli spazi è perfetta, il piglio sicuro nonostante questi siano i suoi primi passi in territorio action. Il suo curriculum dimostra la grande capacità di lavorare su attori da lanciare o da consacrare (Richard Gere, Brad Pitt, Jamie Foxx), quindi la scelta sembra rientrare nella complessa strategia di promozione del marchio “Jason Statham from UK” sul mercato USA, dove solo The Italian Job ha superato i 100 milioni di dollari di incasso al box office, ancora lontano dai fasti di action men dalle uova d’oro quali gli autoctoni Will Smith, Dwayne “The Rock” Johnson e anche Mark Wahlberg.
Parker è il primo passo verso la costruzione di un franchise efficace e auspicabilmente fecondo di sequel e sporulazioni (come per Matt Damon e la trilogia di Bourne, o Vin Diesel e Fast and Furious), tentativo già esperito con la serie Transporter (powered by Luc Besson) prima, con i celeberrimi Crank e Crank 2: High Voltage (Neveldine e Taylor alla regia) poi, incerti al botteghino ma fondamentali per costruire l’icona del divo. Qui si gioca in sinergia: a un regista forte e classico si accompagna un cast di comprimari di tutto rispetto, dalla gattona Jennifer Lopez, romantica e sfigatella, all’iconico e biascicante Nick Nolte (se non è lui, è la sua salma), fino a Michael Chiklis, il supercatttivo già visto in Crank e nella serie The Shield.
Concentriamoci su di lui, l’attore che fa genere a sé, il corpo e la pelata simboli dell’action del nuovo millennio, un bilione di dollari incassati in tutto il mondo in poco più di dieci anni di attività, da Lock & Stock ad oggi. Jason Statham, the Stat, Jason Stuntman, o come diavolo preferiate chiamarlo. Travestito da prete (!), arruolato per una spettacolare rapina a una manifestazione tipo sagra del maiale in Ohio, poi quasi trucidato dai malvagi del commando che rifiutano di dividere il grisbì. Martoriato a dovere, ma vivo, il nostro antieroe ritornerà in pista per la giusta vendetta, in un crescendo di adrenalina e proiettili. Action e seek and revenge, quindi, con sapienti schizzi di gore a condire gli scontri più cruenti e a titillare i palati nocturniani. Dettaglio non da poco: il nostro Jason non usa controfigure; come il compianto Steve McQueen gira in prima persona anche le scene più pericolose, come quando combatte appeso a decine di metri dal suolo senza imbracatura, e questo ce lo fa amare senza ritegno.
Non mancano humour e rimandi alla screwball comedy, specie negli incroci con Jennifer Lopez, cui si darà modo di sfoggiare il suo celeberrimo lato B, seppur inguainato in un mutandone colorato da sicuro effetto bromuro: per la cronaca, occorre rimarcare che i glutei della oramai 44enne star ci paiono davvero in forma, lontani dall’esplosione di adipe sfoggiata alcuni anni fa (Bordertown), merito di una dieta rigida e una infaticabile, psicotica attività di body sculpture.
Interessante la scelta delle location, scandite da scritte in sovrimpressione simpaticamente kitsch. Il film è stato girato negli stati dell’Ohio, Florida e Louisiana, tra le città di Columbus, New Orleans e West Palm Beach. West Palm Beach, più che una città costiera alla Miami, è una golden gated community: vi dimorano o vi villeggiano alcuni dei più ricchi papponi degli States, (Donald Trump, Jimmy Buffett, Tiger Woods , Mark Zuckerberg), in dimore orride per sfarzo e gusto, dal costo di decine di milioni di dollari. Uno dei segmenti più esilaranti del film, infatti, è il tour on the road di Parker, sotto le mentite spoglie di un miliardario texano nato in Ecuador e con accento cockney, che si finge interessato all’acquisto di una di queste magioni e si fa illustrare dalla sbrodolosa Jenny on the block le dimore più costose e architettonicamente più improponibili, salvo essere poi interessato, per proletari motivi di vendetta personale, all’unico immobile che necessiterebbe di una ristrutturazione.
Tutto al posto giusto, insomma, Parker ha centrato il bersaglio. Apprezziamo e ringraziamo, chiedendo a gran voce: more Parker, more blood, more ass kicking!