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Passione cinema

2022
Titolo Originale:
Passione cinema
REGIA:
Francesco Ranieri Martinotti

Il nostro giudizio

Presentato in prima italiana alla settantanovesima mostra internazionale del cinema di Venezia, Passione cinema di Francesco Ranieri Martinotti, si inserisce nella prospettiva di un rilancio della collaborazione cinematografica tra la Francia e l’Italia, in virtù del documento di coproduzione firmato dai due governi lo scorso novembre. Una ventina di interviste ad attori, registi, produttori e sceneggiatori si intrecciano a estratti di film e materiale d’archivio, e vanno a creare l’affresco della passione tra il cinema francese e il cinema italiano, uno scambio durato a lungo e che, a partire dal secondo Dopoguerra fino ad arrivare ai primi anni Settanta, ha dato vita a opere di infinita bellezza. È un racconto corale sull’intensa comunicazione tra le due culture e sul loro completarsi l’un l’altra, come sottolinea lo storico del cinema Aldo Tassone.

I due Paesi si osservavano e ammiravano a vicenda, suggerisce Louis Garrel, e tale reciprocità si poteva assaporare in film come Il sorpasso di Dino Risi, dove recitavano  Jean-Louis Trintignant e Vittorio Gassman, o ne La grande abbuffata di Marco Ferreri, in cui fu scelto a interpretare uno dei personaggi l’attore francese Michel Piccoli e ancora ne La famiglia di Ettore Scola, il quale aveva selezionato un’incredula Fanny Ardant per il ruolo di Adriana, preferendola anche ad altre attrici locali. In Passione cinema, oltre a trasparire un sottotesto impegnato a promuovere il ritorno al sodalizio dell’epoca, emerge anche il sentimento nostalgico di chi ebbe la fortuna di assistere all’evoluzione di quell’amore artistico. Le testimonianze raccolte in questo documentario sono interessanti proprio perché dirette: viene chiesto agli intervistati di ricordare quali siano stati i registi, gli attori e i film del Paese opposto ad averli influenzati maggiormente. È suggestivo pensare a un giovane Toni Servillo di fronte a film di Truffaut e Chabrol, e fa sorridere ascoltare le parole di Valeria Golino, accompagnate da un pizzico d’invidia da lei dichiarata, sulla luce cupa e sensuale che emanavano le attrici francesi, tra tutte Catherine Deneuve e Jeanne Moreau.

Il produttore Dominique Besneard ricorda la spontaneità e la bellezza delle attrici italiane, tra cui Sofia Loren, Claudia Cardinale e Silvana Mangano. Il regista e sceneggiatore Martin Provost, invece, si illumina parlando di Federico Fellini, e ammette di rimanere incredulo di fronte a chi, oggi, afferma di non apprezzarlo come cineasta, mentre per lui è indubbiamente da considerare il Leonardo Da Vinci del cinema. In tale amarcord dolce e malinconico le voci si fondono con scene tratte dai film più rappresentativi di questo rapporto artistico, in una vera e propria finestra sul passato: se anche non dovesse andare a buon fine un rinnovato rapporto di coproduzione tra i due Paesi, rimarrà sicuramente il piacere di aver riassaporato con questo documentario una delle epoche migliori della storia del cinema.