Patagonia
2023
Patagonia, la sensibile e devastante opera prima di Simone Bozzelli presentata in anteprima a Locarno76, è un film onirico con momenti talmente crudi ed espliciti da risultare piacevolmente disturbante; un’opera in cui le regole vengono infrante, dove vige la massima libertà di espressione, e dove corpo e anima possono volare in alto senza seguire schemi imposti dalla società; ma, nonostante tutto, ciò finisce per far rimanere intramagliati i protagonisti in una rete che li riporta in gabbia.
Yuri (Andrea Fuorto) trascorre la sua insignificante routine giornaliera insieme alla zia in un piccolo paese abruzzese, finchè la sua vita viene sconvolta dall’ incontro con Agostino (l’esordiente Augusto Mario Russi), un animatore nomade che vive in un camper, grazie al quale scoprirà la sua sessualità e la sua identità, sognando di andare in Patagonia. Il regista, già conosciuto per corti di successo (Amateur, J’ador, Giochi) e videoclip musicali anche per i Maneskin, punta molto sul forte impatto visivo della pellicola scegliendo di girare in 16mm e assecondando la scelta fotografica di Leonardo Mirabilia di prediligere toni caldi, che ben rimarcano il senso di soffocamento provato dai due protagonisti.
Yuri e Agostino vivono ai margini della società, si accettano a vicenda così come sono, cercano di fuggire da tutto ciò che li ingabbia, ma alla resa dei conti si ritrovano imprigionati nella loro stessa dipendenza affettiva. La scelta di Bozzelli di usare inquadrature strette sui protagonisti risulta quasi opprimente, come il rapporto morboso che lega i due interpreti, e riesce a disgustare lo spettatore con scene di sottomissione degne del Marchese De Sade. Un film di schiavi e padroni, di dominati e dominatori che ben descrive un rapporto di amore tossico con il coraggio che contraddistingue i nuovi cineasti italiani.