Peppermint – L’angelo della vendetta
2018
Peppermint – L’angelo della vendetta è un film del 2018 diretto da Pierre Morel.
Dopo aver visto Charlize Theron in Atomica Bionda e Jennifer Lawrence in Red Sparrow, ecco che il regista Pierre Morel, che in questo genere si trova perfettamente a proprio agio, torna nelle sale con una storia non molto distante dalle precedenti. La protagonista, questa volta, è una donna spinta dal desiderio di vendetta. Un discorso che ricorre prepotentemente nella filmografia del regista, iniziato nel 2008, con il celebre Io vi troverò che ai tempi riuscì a soddisfare una buona fetta di pubblico. Peppermint racconta le vicende di Riley North (Jennifer Garner), una moglie felice e una madre modello, che assiste impotente all’uccisione del marito e della figlia per mano di alcuni narcotrafficanti. Gli autori del brutale omicidio vengono catturati ma durante il processo, nonostante la sua testimonianza, le accuse vengono fatte cadere e gli assassini liberati grazie all’intervento di un giudice corrotto e di avvocati e poliziotti collusi.
Quando Riley decide di vendicarsi, il suo obiettivo non saranno soltanto i carnefici della sua famiglia ma tutto il sistema, dalla giustizia americana ai potenti cartelli della droga. Le premesse per creare una sceneggiatura solida e carica di adrenalina c’erano tutte, specialmente con un soggetto del genere, ma purtroppo Peppermint preferisce la mediocrità piuttosto che la qualità. Una storia raccontata in modo totalmente disordinato, a cui mancano una genesi e una forte intensità. I dialoghi sono scritti in modo scialbo, senza spessore e il tutto viene mostrato allo spettatore in maniera fin troppo superficiale, accontentandosi di qualche sequenza più o meno soddisfacente. Jennifer Garner, che qui non viene nemmeno aiutata dallo script, si sforza di donare al personaggio un accenno di emotività, ma non risulta quasi mai credibile, specialmente nella prima parte in cui si dovrebbe empatizzare con le vicende narrate. Pierre Morel, che dopo il film con Liam Neeson non ne sta azzeccando una, si dimostra essere il problema più grande del film stesso.
Un autore che decide di raccontare una storia dalle tematiche violente, in cui avrebbe potuto veramente dar sfogo alla rabbia della protagonista, ma che, alla fine, decide di tenere la violenza fuori dal nostro campo visivo, tagliando le scene nei momenti meno opportuni. Una scelta che lascia perplessi e che scoraggia terribilmente il proseguimento della storia. La corruzione, la vendetta, il mercato della droga, tutti temi che trovano spazio all’interno di un film banale, che vorrebbe raccontare in maniera anche inedita e ambiziosa, una storia che sa di già visto e che tra qualche anno non ci ricorderemo neanche più. Il film si pone, in definitiva, come una rivincita personale senza identità a cui manca una degna protagonista.