Per una manciata d’oro
1965
Per una manciata d’oro è un film del 1966, diretto da Carlo Veo.
Caso pressoché unico di jungle-western, avventura cioè in stile Tarzan, raccontata però con gli stilemi del nascente western all’italiana, il film di Charlie Foster (alias Carlo Veo), pare volersi infilare di rimbalzo in quest’ultimo filone, a partire dal titolo. In realtà, è quasi il sequel di una precedente pellicola diretta dallo stesso Veo l’anno prima, Tarzak contro gli uomini leopardo. Anche qui protagonista è infatti l’uomo della giungla Tarzak, un Tarzan dei superpoveri, un po’ come il Karzan di Fidani, (evidentemente bastava mettere la k al posto di una lettera…e il gioco era fatto!) impersonato da un esordiente Mario Novelli, che, molto probabilmente, sempre per rifarsi al western-spaghetti, si ribattezza Anthony Freeman (pseudonimo con cui l’attore interpreterà poi alcuni veri western, come il bel Ballata per un pistolero).
Aldilà della vicenda (che vede Tarzak contrapposto a un gruppo di banditi a caccia di un tesoro), ciò che più colpisce e rende bizzarra la pellicola è in primo luogo la sua ostentata povertà. Quasi tutto il film è girato nei boschi del Lazio, secondo quanto testimoniava l’attore Gianfranco Spoletini, salvo alcune sequenze con i selvatici (sic!) che secondo i titoli di testa sono girate invece nel parco nazionale della Somalia. Ma, ancor più demenziale, appare la volontà degli autori di mascherarlo da western. Così, le musiche di Felice di Stefano rievocano temi da spaghetti-western in stile Deguello, i banditi sono tutti muniti di cinturoni e pistole a tamburo e, durante il duello finale, Tarzak affronta con posture da cowboy il cattivo e viene da quest’ultimo apostrofato come “straniero”!
Del tutto ignorato dal pubblico al momento della sua uscita (il film è anche l’unico “Tarzan” con divieto ai minori di 14 anni, forse perché ritenuto troppo violento!!!) e scambiato all’epoca da molti per un western (anche i poster ingannavano un po’), è divenuto poi gettonatissimo da alcune tv private negli anni Novanta, tanto da crearsi la fama di piccolo “scult”. Del resto, tra gli attori compaiono, oltre a Novelli e Spoletini, anche Paolo Solvay, Alfredo Rizzo e Brad Euston, qui al suo unico ruolo conosciuto, fuori da alcune pellicole dirette poi da Polselli (Mania, Oscenità).