Personal Shopper
2016
Personal Shopper è un film del 2016, diretto da Olivier Assayas
Storie di fantasmi a Parigi. Maureen (Kristen Stewart), un’americana che vive nella capitale francese, alterna il suo singolare lavoro (è addetta agli acquisti per conto dei vip) con l’attività di medium che le permette di percepire la presenza del fratello gemello Lewis, morto da poco. L’approdo di Olivier Assayas al gotico, nella sua personale rivisitazione, con Personal Shopper era stato preannunciato nel suo precedente Sils Maria. Dove una delle protagoniste (sempre Kristen Stewart) sostiene la dignità dei film sui mutanti, perché c’è molta più verità nel genere sci-fi o fantasy che in quelli che vengono considerati film seri. I fantasmi che si annidano nella vita quotidiana rappresentano un ingrediente essenziale del j-horror e non c’è dubbio che un grande cultore del cinema orientale come Assayas conosca film come Ringu e The Call. E, adeguandosi alla tecnologia contemporanea, fa dialogare la protagonista con il fantasma via messaggi all’iPhone.
Il sovrannaturale irrompe in una Parigi da bere, nel mondo altolocato in cui è inserita Maureen, nella upper class parigina dove si parla inglese. Maureen che bazzica le boutique più à la page, che è sempre in viaggio, negli alberghi esclusivi. È un mondo di incomunicabilità e di solitudine, e il regista ci mostra la ragazza mentre si abbandona a pratiche onanistiche. Un mondo che la stessa protagonista detesta. Assayas usa il bilancino per non strabordare mai dallo spazio d’archiviazione dello spettatore per quanto riguarda il fantastico e il sovrannaturale. Solo una volta vediamo l’apparizione, l’ectoplasma, preso dall’iconografia del cinema di genere. Un’immagine di trasparenza che fa il paio con quella, stavolta oggettiva, scientifica, dell’ecografia del ventricolo della protagonista, affetto da una malformazione congenita. Uno spettro della morte, un esorcismo perché non le capiti la sorte del fratello, fulminato da un attacco cardiaco.
Le apparizioni in Personal Shopper, altrimenti, si giocano con un meccanismo gotico di causa ed effetto in un contesto contemporaneo. Porte a fotocellula che si aprono da sole e, soprattutto, i lunghi dialoghi in messaggi al cellulare, che costituiscono la struttura drammaturgica del film. Per cacciare i fantasmi anche le attrezzature di Ghostbusters appaiono obsolete, ora si può tentare di eliminarli semplicemente togliendo una SIM. Assayas, partendo dall’horror, costruisce un film metafisico ed esistenzialista, raccontando una società asettica, dove a essere snidati sono i fantasmi dell’alienazione e della desolazione.