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Phantasm: Ravager

2016
Titolo Originale:
Phantasm: Ravager
REGIA:
David Hartman
CAST:
Angus Scrimm (The Tall Man)
A. Michael Baldwin (Mike Pearson)
Reggie Bannister (Reggie)

Il nostro giudizio

Phantasm: Ravager è un film del 2016, diretto da David Hartman

Phantasm: Ravager, il quinto attesissimo tassello della saga del Tall Man, all’inizio di questo ottobre 2016 è finalmente diventato realtà, sensibile e sperimentabile dai fan, grazie a una distribuzione V.O.D. che è proceduta parallela alla messa in circolo di una versione rimasterizzata in 4K del primo Phantasm, a cura di J.J. Abrams, notoriamente un grandissimo appassionato delle avventure di Mike, Reggie e dell’uomo Alto. Il brodo primordiale da cui si è sviluppato Ravager furono una serie di filmati realizzati dal regista David Hartman e da Reggie Bannister parecchio tempo fa (parliamo del 2008) che si cominciarono a pensare come episodi di una serie per il web, Reggie’s Tales, ma diventarono poi, con l’intervento di Don Coscarelli, un work in progress stratificatissimo, come accadde per il primo Phantasm, completato in un lungo arco di tempo. Calarsi, però, dentro Ravager implica lasciare per un attimo da parte le considerazioni di carattere storico-filologico e sintonizzarsi sulla lunghezza d’onda di qualcosa che nasce essenzialmente come un omaggio, una genuflessione al Mito. L’attacco del film è direttamente correlato alla fine di Oblivion: Reggie ricompare brancolante nel deserto, con la divisa da gelataio  e la doppia doppietta in pugno. Nel giro di qualche minuto sarà di nuovo a bordo della ‘Cuda e inseguito da due sfere particolarmente incazzose che per la prima volta vediamo sfrecciare all’aperto in pieno giorno. Segue l’incontro con una bella ragazza in panne, Dawn (Dawn Cody) che invita Reggie nella sua casa, in una serie di scene che furono il nucleo germinale del film.

La prima volta che in Phantasm: Ravager compare Angus Scrimm, in un sogno di Reggie, è emozionante, soprattutto sapendo che ora il Tall Man ha definitivamente compiuto il suo cammino terrestre. I duetti tra lui e Reggie sono belli e contestualizzati in modo suggestivo, specie quando i due personaggi si affrontano in un Oceano di bianco. E presto si arriva al punto: Reggie, in realtà, anzi nella realtà, anzi ancora: nella nostra realtà, è un vecchio ricoverato in un ospedale per malati psichiatrici, in quanto affetto da demenza senile. Accanto a lui c’è Mike (Michael Baldwin), che cerca di spiegargli quale sia la sua condizione. Viene in mente Bubba Ho-Tep, fatalmente, ma vengono anche in mente tutti quei progetti di Phantasm-movies mai realizzati che Coscarelli ha rifrullato insieme nell’emulsione di Ravager, alla cui base ci sono gli assunti della fisica quantistica e le teorizzazioni sugli universi paralleli. Tutta la storia rimpalla, infatti, tra il mondo in cui Reggie è un anziano in preda a deliri allucinatori e l’altra dimensione dove insieme a Mike e ad altri personaggi combatte le potenze aliene che fanno capo all’Uomo Alto e che hanno dato il via alla conquista violenta del nostro pianeta. Alla fine riappare anche Jody/Bill Thornbury, alla guida di una ‘Cuda supercorazzata e armata di mitragliatrici. Una delle molte cose che stavano nella sceneggiatura di Roger Avary del mai realizzato Phantasm 1999. Ma vederlo trasformato in immagini è un orgasmo.

«Ho cercato di catturare un po’ l’atmosfera del primo film, il suo lato surreale, saltando avanti e indietro» dice Hartman, un bravo animatore che ha collaborato negli ultimi film di Don Coscarelli ed è un grandissimo fan dei Phantasm. E ci è riuscito, senza dubbio (pur nell’abisso che separa Phantasm da Ravager), a resuscitare un certo spirito primigenio della serie. E questo al di là delle scene che sarebbero state entusiasmanti a prescindere, ad esempio quando la Lady in Lavender entra in scena fluttuando nel corridoio di un mausoleo fino a lambire con le mani il viso di Reggie – e lì ci sta benissimo l’inserto dal numero uno in cui Kathy Lester nella notte ventosa pugnalava Bannister. O quando Coscarelli – produttore e sceneggiatore – piazza un grande cammeo finale del personaggio di Rocky (Gloria Lynne Henry), da pelle d’oca – i più sensibili sono avvertiti di munirsi di fazzoletti, alla visione. Il saltare avanti e indietro cui allude il regista è il modo in cui la trama va avanti e indietro dall’ospiziario alla realtà parallela ma futura dove il gruppo di amici si riunisce per combattere l’esercito delle sfere (c’è anche Dawn e un nano guerrigliero, Stephen Jutras). Le visioni dell’Apocalisse celebrano, necessariamente, le nozze coi fichi secchi: immagini prese dai telegiornali e virate in rosso, con effettoni ottici di enormi palle che abbattono i grattacieli a colpi di laser, ma nell’economia del gioco del film si accetta anche questo, perché in Phantasm: Ravager ciò che conta è altro ed è su altro dagli effetti speciali che fanno leva le emozioni. Viene, comunque, accontentato chi avrebbe voluto sapere e vedere qualcosa di più del mondo rosso di provenienza del Tall Man e un bel dialogo con Reggie, in un letto d’ospedale dell’Ottocento, getta qualche luce ulteriore sulla figura di Jebediah.