Piranha 3DD
2012
Piranha 3DD è un film del 2012, diretto da John Gulager.
Felice dimostrazione che i generi “al confine” sono difficili da realizzare ma quando riescono, riescono in maniera eccelsa. Piranha 3DD di John Gulager si trova sullo svincolo tra l’horror e la commedia paradossale, a raccogliere la diretta eredità del primo film di Alexander Aja Piranha 3D, dove si era già sperimentata la felice mescolanza tra le carneficine operate dalle mandibole di ferocissimi piranhas preistorici e le gag derivanti da situazioni alla Porkys. Il sangue e il sesso, il raccapriccio e la risata. La differenza e la novità è che se Aja, nel primo film, aveva di mira l’elevazione di ogni situazione, macabra, sexy o ridicola, al quadrato dell’assurdo, Piranha 3DD forza le cose più oltre, va ancora più in là, fino a toccare il livello e la pura poesia del paradosso al cubo. Esempio fulminante: due personaggi si accingono a fare l’amore quando la ragazza avverte nelle parti basse un movimento estraneo e fastidioso che non ha però a che vedere con il partner. Si scopre che un piranha le si è insediato nientemeno che negli organi sessuali e mentre avviene l’amplesso, il predatore rimane “attaccato” al ragazzo, il quale, per liberarsi dalla morsa si arma di un coltellaccio e compie l’indicibile. Riuscire a tenere una situazione del genere sul filo del rasoio tra il raccapriccio e il divertimento come accade in Piranha 3DD, non è semplice. Sorprende. È una qualità raggiunta.
Piranha 3DD si muove lungo questo sottile discrimine, che costeggia l’assurdo ma non ci piomba mai dentro, mantenendosi verosimile, plausibile e divertente. A cominciare dall’arruolamento nel cast di David Hasselhoff, il celebre bagnino della serie televisiva Baywatch, nella parte di se stesso. Un colpo di genio, una trovata, anche perché l’attore accetta, dalla prima all’ultima delle sequenze che lo coinvolgono, di prendere per i fondelli se stesso e la propria immagine: stessa abbronzatura, stesse vezzose meches nei capelli ma con visibili trent’anni di più sulle spalle: riproporre la sua corsa a rallentatore rituale in ogni puntata di Baywatch, contiene qualcosa che è nello stesso tempo crudele, macabro, ridicolo ed eroico. E il gioco, la vertigine metacinematografica, anche in questo caso si allinea alla volontà di creare uno spettacolo anticonvenzionale, imprevedibile, molto scorretto. In questo senso un altro strike viene segnato con l’entrata in scena di Ving Rhames, al quale gli eventi del precedente film di Aja erano costati la perdita delle gambe, mangiate dai pesci assassini. Si tratta di una sequenza, da vedere più che descrivere, che prima scherza – non poco ferocemente – con la menomazione di cui è vittima il personaggio e poi risolve il gustoso cammeo di Rhames con un’esaltante tempesta di fuoco e di sangue.
E poi ci sono loro, i piranhas preistorici, colossali e dall’aspetto spaventosamente cool: lucidi, quasi metallici e capaci di triturare persino l’acciaio. La funzione dei loro denti micidiali è la stessa che negli slasher degli anni Ottanta era adempiuta dal guanto artigliato di Freddy Kruger o dal machete di Jason. E che nella testa di chi ha scritto Piranha 3DD ci fosse la precisa volontà di agganciarsi alle gesta dei carnefici entrati nel mito dell’horror contemporaneo, è testimoniato dal puntuale riferimento di scene come quella in cui la protagonista Danielle Panabaker, nella vasca da bagno, sperimenta una variazione dell’incubo che aggrediva Heather Langenkamp nel primo Nightmare – ammesso e non concesso che nell’immaginario che sta dietro questa situazione non debba essere fatto rientrare anche Il demone sotto la pelle di Cronenberg, che presentava un’attacco in vasca molto simile e con soggiacente un’identica simbologia sessuale. Ma il minimo comune denominatore tra Piranhas 3DD, gli slaher storici e Cronenberg si aggancia, nell’iperbole degli scempi, alla centralità del corpo. Ciò che sembra procedere dall’esterno come pericolo, in realtà ha a che fare con le profondità inesplorate del corpo e della sessualità e una sequenza come quella summenzionata del piranha che castra il partner della ragazza che lo portava nascosto dentro di sé potrebbe venire presa come il manifesto di un nuovo tipo di horror, indipendente e ardimentoso come questo della Dimension Film, in cui il corpo si offre come nuda materia da disfare e disgregare ingegnosamente; come oggetto da distruggere, con piacere voyeuristico, nelle maniere più fantasiose e macabre. Esattamente secondo la lezione dei grandi slasher.