Policeman
1969
Policeman è un film del 1969, diretto da Sergio Rossi.
Altro film da ricondurre al filone contestatario che infiammò gli schermi italiani tra il ‘67 e il ‘72. Sergio Rossi, qui al suo esordio, ci va giù pesante costruendo un pamphlet decisamente controcorrente sulla figura del poliziotto. Partendo da una tesi già esplorata da Pasolini in una sua discussissima poesia sui fatti di Valle Giulia del ‘68, Il PCI ai poveri!, Rossi compie un’analisi accurata e asettica, per lo più impermeabile a qualsivoglia filtro ideologico a priori, sulla decisione di un giovane di famiglia contadina che sceglie di arruolarsi in polizia non tanto per motivi politici, quanto per avere un posto garantito e così sistemarsi. La strada che gli si para davanti è però quella della spersonalizzazione e dell’omologazione coatta in un sistema di potere che lo sovrasta e lo sfrutta inconsapevolmente come semplice pedina per il mantenimento dell’ordine.
Attraverso le diverse strategie educative cui viene sottoposta la giovane recluta, assistiamo alla sua progressiva irregimentazione, soprattutto mentale, nel meccanismo istituzionale delle forze dell’ordine, il cui scopo pare essere prima di tutto la repressione e la salvaguardia del consenso, giacché gli si insegna che un contestatore va considerato alla stregua di un assassino. Realizzato con uno stile piuttosto libero, a cavallo tra cinema diretto – con l’osservazione partecipata dei fatti, nel rispetto della loro verità – e fiction – la quasi totalità del film è strutturata in brevi quadri didattici che mostrano il graduale lavaggio del cervello cui viene sottoposto il protagonista assieme ai suoi compagni di corso – Policeman ha il coraggio di prendere di petto un argomento estremamente scottante per gli anni dei violenti scontri tra guardie e manifestanti, sempre troppo spesso manicheisticamente inquadrati. Eppure, come ha saputo dimostrare Pasolini, i veri proletari, i veri figli dei poveri, molto spesso erano proprio loro, gli odiati poliziotti…
Lou Castel, immancabile nei film di matrice politica del periodo, è un agente compagno di caserma del protagonista, Marino Masé – doppiato da Ferruccio Amendola. Paola Pitagora è la sua fidanzata di sinistra, che quando scopre il suo vero mestiere lo lascia facendolo impazzire. Ultimato già nel 1969, restò bloccato in censura per due anni, prima di poter vedere la luce degli schermi dopo aver subito l’amputazione di una piccola sequenza di sesso tacciata assurdamente di oscenità – in realtà i censori miravano, ovviamente, a indebolire prima di tutto, riuscendovi, il solitario anticonformismo e il coraggio teorico dell’opera. Ma il film era ormai completamente bruciato, fuori tempo massimo, e in sala non lo vide praticamente nessuno. Incassò poco oltre i 20 milioni. Forse anche per questo Sergio Rossi vanta una media di un film ogni dieci anni…