Possessione demoniaca
2015
Possessione demoniaca è un film del 2015, diretto da Alessio Nencioni
Il cinema indi italiano è quanto di più complesso e variegato ci sia sulla piazza – non sempre in positivo. Volendo fare dei distinguo, possiamo suddividerlo in due macro-categorie: il cinema vero, professionale, coraggioso, fatto con tecnica e idee (che contano più del budget), e quello grezzo, amatoriale, “trash”, girato magari con una troupe di amici. Il cinema amatoriale a sua volta lo si può realizzare o prendendosi sul serio in barba al buon senso (categoria da evitare), oppure prendendolo come uno scherzo, un divertimento senza pretese che rende gradevole la visione, a patto di essere consapevoli di ciò che stiamo vedendo. È quest’ultimo lo spirito che anima l’horror/comedy Possessione demoniaca (2015) del regista toscano Alessio Nencioni, e che è il principale punto di forza di questo divertissement demenziale e splatter. La filosofia seguita è un po’ quella dell’americana Troma, o volendo restare in Italia quella del primo Lorenzo Lepori (Il vangelo secondo Taddeo) e di Alberto Bogo, il cui horror metallaro Extreme Jukebox è stato addirittura distribuito in Blu-ray negli States proprio dalla Troma – all’estero sono particolarmente apprezzati film di questo tipo. La ricetta è semplice: attrezzatura digitale, una troupe minima composta da amici più o meno professionisti, tanta passione e una conoscenza cinefila da omaggiare. Facendo un’equazione, se il suddetto Extreme Jukebox sta a Morte a 33 giri, Possessione demoniaca sta (molto alla lontana) a La casa di Sam Raimi e (più da vicino) a uno dei primi, folli film indipendenti italiani, Il bosco 1 di Andrea Marfori, divenuto un cult e omaggiato qui da Nencioni – il cerchio si chiude se pensiamo che il regista ha diretto in precedenza un altro horror amatoriale dal titolo Il lago nero 3. Protagonisti del nostro film sono tre ragazzi chiusi in casa da giorni a guardare una maratona di film moldavi: stanchi delle estenuanti visioni e soprattutto arrapati di sesso, mettono un annuncio per trovare modelle da fotografare. Rispondono Ludmilla e Aracne, che si incamminano con loro in una casa nel bosco: accanto all’abitazione sorge un antichissimo sito di culti pagani, ancora utilizzato per praticare messe nere, e nonostante gli avvertimenti della sensitiva Aracne il gruppo pratica in allegria una seduta spiritica. Un demone si impadronisce di Ludmilla e inizia a mietere vittime fra i ragazzi, che tornano in vita sotto forma di zombi assassini.
L’inizio di Possessione demoniaca è fra i momenti migliori: girata in B/N, la scena inquadra una stanza dove un ciccione in mutande sta guardando un televisore senza segnale (sembra uno sketch di CinicoTV) per poi infilarsi una mano dietro ed estrarre le proprie feci che divora con piacere in primo piano. Veramente disgustoso. Ma la scena è solo un “film nel film”, lo spezzone conclusivo di uno di quei film moldavi che i tre amici nerd stanno visionando: Nencioni vuole prendere in giro quel tipo di cinema pseudo-artistico dove non avviene nulla per svariate ore (esistono davvero), e quest’ironia dissacratoria fa subito guadagnare punti al regista. Peccato che le interpretazioni degli “attori” (Giacomo Dominici, Ivan Monti e Mattia Aloi) siano ridotte ai minimi termini: i tre di fatto non recitano – né si pretende che lo facciano – e ricordano vari YouTubers come i The Pills, ma se questi sono finiti addirittura in sala, non vediamo per quale motivo Possessione demoniaca non debba circolare in rassegne dedicate agli appassionati – Nencioni almeno non ha velleità autoriali e alcuni siparietti (in particolare, il sapientone che disquisisce con linguaggio aureo) risultano divertenti. Il livello del cast, dal punto di vista estetico, sale quando entrano in scena le due ragazze: interpretate dalla modella e attrice russa Milena (Ludmilla) e da Giulia Drovandi (Aracne), saranno protagoniste di alcune scene vagamente audaci – la Proshkina si mostra a seno nudo, dopo aver leccato voluttuosamente il tronco di un albero, e nel finale si uniscono in un passionale bacio lesbico, purtroppo interrotto da una conclusione meta-cinematografica. I momenti migliori di Possessione demoniaca sono quelli più marcatamente horror, che iniziano però dopo circa mezzora (su un totale di 75 minuti, titoli di coda compresi): il sito archeologico è composto da un semplice cumulo di ruderi nel bosco, dove avviene la seduta spiritica alla base di tutto. Ludmilla si trasforma in una strega, un essere mostruoso con voce e make-up di raimiana memoria, a cui si aggiungono due piccole corna.
Finalmente iniziano i momenti di gore, splatter e disgusto, realizzati in modo semplice ma abbastanza efficace: Ludmilla posseduta che vomita un geyser di sostanza bianca in faccia ai ragazzi e spruzza urina addosso all’imbranato di turno, lo zombi dal volto putrefatto che estrae le budella all’amico e le usa per saltare con la corda, un trapano che penetra nella carne, le interiora che “prendono vita” con una sorta di animazione stop-motion, schizzi di sangue in abbondanza e un’impressionante auto-deorbitazione (questa ben fatta, bisogna dire). Il coté horror splatter dunque funziona, ha quel gusto sanguinario ed estremo ma al contempo grottesco e umoristico/demenziale che fa molto Troma, idem l’omaggio/parodia a L’esorcista con Ludmilla indemoniata legata al letto e a La casa con alcune riprese in soggettiva in steady-cam. Se Nencioni avesse puntato tutto sulle scene orrorifiche ed erotiche, sarebbe uscito persino un piccolo cult: purtroppo, forse per motivi di budget, in tutta la prima parte prevale l’aspetto comico, decisamente meno riuscito anche se alcune scene riescono a strappare risate. In particolare sono simpatici gli sketch con l’immaginario reality-show televisivo “Mazzate”, con combattimenti a base di botte e arti marziali (discretamente coreografati), e la demenziale televendita con un ragazzo grasso che propone un assurdo strumento per dimagrire. Va detto che l’aspetto strettamente visivo di Possessione demoniaca non è così male, sempre considerato che siamo in un ambito casereccio: non a caso, la fotografia è diretta da Andrea Baccetti e Bruno Nencetti, rispettivamente fotografo e operatore televisivo e cinematografico. Il film è accompagnato da musiche rock/metal e brani disco-dance.