Rabid
2019
Rabid è un film del 2019, diretto da Jen e Sylvia Soska.
Prendere una posizione su questo remake del film di Cronenberg è abbasta complicato perché la sfida delle Soska Sisters non era facile. Non perché Rabid – Sete di sangue fosse uno di quei film talmente “assoluti” che il paragone risulta impari. C’è che ci ha provato con Psycho e si è rotto i denti e chi invece ha trovato altre soluzioni geniali, come James Gunn che di Zombi ha saputo dare un’altra visione moderna. Ma lì c’erano altri presupposti e altri budget (Universal). Il paragone con Zombi è però calzante, perché sia Cronenberg che Romero erano riusciti a costruire due film che nella loro semplicità orrorifica si facevano espressione importante di tematiche sociali fino ad allora poco frequentate. Cronenberg, soprattutto, nasceva da un’esigenza fortemente attuale di raccontare in chiave dark il pericolo e il disgusto di una piaga impellente come l’HIV, in un’epoca in cui l’HIV era un fenomeno ancora tutto da decrittare (sia come malattia, sia come impatto culturale).
Bene, quale eredità tocca alle Soska Sisters prendersi in carico oggi? Un’eredità importante perché un flagello simile ai giorni nostri non esiste. Le due registe di American Mary fanno quello che possono e traslano l’azione all’interno di una élite, quella della moda, delle feste vip, della cocaina sniffata nei bagni delle discoteche, che conoscono bene, ma lo fanno senza avere uno scopo preciso. Quando Rose (Laura Vandervoort) finisce vittima di un incidente stradale, il suo volto sfigurato viene ricostruito all’interno di una clinica privata che porta avanti “esperimenti particolari”. Il risultato è strabiliante, il visivo della ragazza non sembra aver subito alcuna deturpazione. Peccato che lei diventi veicolo per un virus che rende la gente idrofoba e cannibale. Probabilmente tutta l’operazione è stata orchestrata da qualcuno che aveva ben altri interessi. Forse la critica del nuovo Rabid guarda al dilagante fenomeno (a Hollywood) della chirurgia estetica o forse no. Il film è confuso, ma la colpa è solo in parte ascrivibile alle Soska, che almeno ci provano a inserire qualcosa del loro barocchismo visivo. Il problema è che si tratta di un’operazione senza un’anima e senza una visione.