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Rebel Ridge

2024
REGIA:
Jeremy Saulnier
CAST:
Aaron Pierre (Terry Richmond)
AnnaSophia Robb (Summer McBride)
Don Johnson (Capo Sandy Burnne)

Il nostro giudizio

Lasciami stare.
Rambo

Rebel Ridge è un film del 2024 scritto diretto da Jeremy Saulnier.

Bill Burr disse una cosa tipo che se si scatenasse una nuova guerra mondiale i Millennials avrebbero solo l’ironia come arma, ecco perché un grumo di rabbia soffocata come Bull (stand up comedian conosciuto anche per Breaking Bad) non sembra accettare questi tempi anemici di una violenza giusta, purificatrice, sana, ma bulimica di quella utilizzata per l’ennesimo femminicidio o qualche stupida challenge di Tik Tok. Non è un caso se in Rebel Ridge, ultimo film di Jeremy Saulnier (Green Room), l’ex marine Terry (Aaron Pierre) è uno che mena (senza avere mai combattuto) la cui specializzazione, quello che lui insegna ai soldati americani, è l’auto-preservazione, insomma, Terry è un esperto di de-escalation per evitare qualsiasi conflitto. Queste sue qualità gli vengono in soccorso (almeno per una buona parte del film) quando da perfetto estraneo si ritrova in una cittadina sperduta popolata di stronzi, di rednecks ripuliti. Ascoltando con gli auricolari gli Iron Maiden (The Number of the Beast) a tutto volume in bicicletta viene inseguito, speronato, fermato e ispezionato dalla polizia; niente di sorprendente soprattutto se consideriamo che Terry è nero. Non è la fine del Vietnam a metà anni ’70, o il set del film Rambo nel 1982, anche se fa specie vedere che dal 1982 a oggi – passando per la rivolta di Los Angeles – non è cambiato assolutamente niente, indipendentemente dalla inclusione posticcia della Disney: è ovvio che Terry viene fermato per motivi puramente razziali. Terry deve pagare una cauzione al cugino e comprare un camion per avviare una attività con lui, trentaseimila dollari puliti, con ricevute e vendite varie, ma i soldi vengono trattenuti, ingiustamente ma legalmente, dalla polizia corrotta.

L’uomo è libero di proseguire, ma non vuole mollare la presa: se non paga la cauzione in tempo, il cugino verrà trasferito in un carcere statale rischiando la vita perché testimone di un grosso caso di omicidio. Così l’ex tenente affronta per la prima parte del film tutta una burocrazia – sembra italiana – fatta di leggi assurde e tempi geologici, se ci pensate basterebbe questo per trascinare un povero cristo fuori dalla grazia di Dio. E, invece, no. Terry vuole arrivare a monte della questione aiutato dal quasi avvocato Summer (una sempre sottovalutata AnnaSophia Robb), scoprendo che c’è uno schema di arresti compulsivi, cauzioni ingenti e somme scomparse gestite dal capo della polizia Sandy (un perfetto Don Johnson). Se pensiamo che l’ex Sonny Crockett nel finale di Miami Vice molla la polizia proprio perché le regole sono troppo cambiate (per non dire corrotte) è geniale da parte di Jeremy Saulnier scegliere Don Johnson al vertice – o quasi- di un sistema marcio e lasciato marcire da un paese che non elargisce sovvenzioni sufficienti. Così inizia l’incontro ideologico (Stato che se ne sciacqua le palle dei detenuti come di Terry o Sandy) e scontro fisico tra il capo della polizia e questo marine che vorrebbe, come Rambo, essere solo lasciato in pace, ma i suoi principi come una sete di giustizia (e forse a un certo punto anche vendetta) gli impediscono di tornarsene a casa.

In top ten da quasi due settimane su Netflix, il quinto film di Saulnier (a nove anni di distanza da Green Room) è il perfetto film di azione per le serate autunnali, meglio ancora, non ha stagione perché ricalca i grandi classici del genere deprivandolo della carica violenta degli anni ’80. Tra i vari riferimenti c’è sicuramente Rambo: un elemento estraneo irrompe nel cuore di una comunità ignorante e fatta di violenza e intransigenza bovina, ma Saulnier non ha la pretesa di fare un canovaccio sociologico e storico quanto umano: quante e quali alternative abbiamo alla violenza in una società cosiddetta civile? Rebel Ridge è figlio del suo tempo, del revival dello slow cinema come forma intellettuale di cinema, si prende i suoi tempi senza risultare moralista e noioso. Come lo stesso Terry, il film esplode al momento giusto, portando in quell’orribile condominio che è Netflix un’opera pregevole, una chicca e non solo nel suo genere.