Revenge
2017
Revenge è un film del 2017, diretto da Coralie Fargeat
Ogni anno, tre ricchi businessmen quarantenni, sposati e padri di famiglia, si ritrovano nella splendida e isolata tenuta nel deserto di Richard (Kevin Jansenns) per una battuta di caccia. In attesa dell’arrivo dei due amici, Richard ne approfitta per passare qualche momento hot in compagnia di Jen (Matilda Ingrid Anna Lutz), la sua bellissima e giovanissima amante. L’idillio sessuale dei due è interrotto dall’arrivo anticipato dei colleghi/amici di Richard, che fin da subito spogliano Jen con gli occhi. E la ragazza, un po’ingenua e molto frivola, si comporta in modo provocante anche con loro. Quando Richard si allontana dalla villa per qualche ora, il più viscido del trio stringe la ragazza in un angolo e la stupra. Al ritorno di Richard, Jen minaccia di denunciare l’accaduto alla polizia, ma per evitare grane Richard la spinge giù da un dirupo verso una morte certa. Miracolosamente, Jen sopravvive all’impatto e mentre i maschi le danno la caccia per eliminare definitivamente le prove del misfatto, la ragazza trova dentro di sé la forza per reagire. E ben presto i cacciatori diventeranno prede… Leggendo la trama verrebbe da pensare a una pellicola del filone Rape & Revenge come tante altre, ma Revenge ha almeno cinque marce in più rispetto alle decine di film che lo hanno preceduto.
Innanzitutto, perché è un film di una bellezza visiva abbacinante, che gioca alla perfezione tra estetica patinata e gore spinto a manetta; e poi perché è diretto da una donna, l’esordiente francese Coralie Fargeat, che dimostra di avere un talento ai limiti del mostruoso per la mano ferma con cui dirige le sequenze d’azione e per la capacità di creare una tensione quasi insostenibile con un canovaccio narrativo così semplice. Dopo esserci innamorati perdutamente l’anno scorso di Julia du Corneau e del suo splendido Raw, il Midnight Madness canadese ci offre un’altra regista transalpina da tenere rigorosamente sott’occhio. Grazie al cambio di prospettiva offerto da questa giovane cineasta, tutto a un tratto non ci si sente più soli e mortificati nella nostra strenua difesa di un genere, quello del Rape & Revenge diventato (a torto o a ragione) politicamente ed eticamente indifendibile. E l’impresa della Fergeat dovrebbe dare molto da pensare a quella parte dell’universo femminista che si limita a indignarsi o a protestare sui social media senza poi fare nulla di concreto.
Ebbene sì, una regista donna si è messa in gioco, confezionando un signor film, tosto e senza compromessi, senza perdere di vista l’unicità dello sguardo femminile. Perché, al di là delle convenzioni del genere, la trasformazione della cerbiatta Jen in angelo sterminatore, è qualcosa di così potente, liberatorio e primitivo come raramente si era visto. Revenge scorre che è un piacere e deflagra in un duello finale tra il maschio Alfa e la rinata Femmina Alfa tecnicamente sopraffino ed esplicito oltre ogni misura. E la riuscita del film si deve anche all’apporto di un cast azzeccatissimo, capitanato dalla bellissima e italianissima Matilda Lutz (già vista nel mucciniano L’estate addosso e in Ring 3), superba nel ruolo di Fenice vendicatrice, e con un trio di predatori maschi che suscitano volutamente odio e ribrezzo al primo sguardo. E la sequenza di morte e rinascita di Jen all’interno di una grotta, con l’ausilio di fuoco, funghi allucinogeni e una semplice lattina di birra, è un piccolo capolavoro di ingegno visivo e ammiccamenti cinefili (su tutti Rambo e The Descent). Instant cult assoluto!