Robogeisha – Le matrioske assassine
2009Titolo Originale:
Robogeisha
REGIA:
Noboru Iguchi
CAST:
Yoshihiro Nishimura
Naoto Takenaka
Asami
Iguchi Noboru dopo Machine Girl torna con Robogeisha, una pellicola dal gusto anime e manga dove le donne geishe e le guerriere tongu fanno il pelo e il contropelo agli avversari del sesso opposto con armi non proprio del tutto ordinarie.
Il film di Iguchi Noboru, già regista dello splatter Machine Girl, si presenta come un bizzarro flusso visivo in cui si susseguono una serie di eventi paradossali ed esilaranti. Da una parte Noboru attinge dall’immaginario giapponese popolare: l’ambientazione dell’okiya , la residenza in cui vengono addestrate le giovani geishe e le guerriere considerate delle tengu, creature fantastiche dell’iconografia giapponese.
Dall’altra è fortissima la contaminazione con il linguaggio degli anime e dei manga, evidente nella caratterizzazione delle situazioni dal sapore mecha e esageratamente antifrastico: Yoshi che si trasforma in una donna-carro armato che sfreccia in autostrada, il castello, covo dei cospiratori, che diviene un robot gigante che distrugge i palazzi della città dai quali sgorgano fiumi di sangue e le combattenti che si sfidano a suon di spade innestate nei loro sederi.
Lo spettatore di Robogeisha è investito da un bagno di sensazioni immediate, dal ritmo frenetico con cui si susseguono le gag come dalle scenografie digitali pixelate che ricordano i videogame (così evidenziando il ridotto budget a disposizione per gli effetti speciali) e che lo distraggono dal senso degli avvenimenti mostrati .
Nella ricercata ilarità generale, un discorso rilevante che emerge è quello sul corpo e la sua mutazione, caro all’estetica del postmoderno. Al posto del vecchio corpo ne compare uno nuovo, strapotente e meccanico che cancella ogni traccia di carnalità e si avvicina alla plasticità indistruttibile del cartoon.
Le geishe nel loro training si fanno innestare delle armi per potenziare la loro forza in combattimento (delle spade ascellari o delle mitragliatrici sui seni) fino a diventare dei cyborg che perdono emozioni e memoria. Solo Yoshi, come una Rachael del Sol Levante, è un androide che non ha perso la sensibilità e riesce a stringere un legame con la sorella ormai totalmente robotizzata.
La figura finale con cui si rappresenta l’unione delle due sorelle è molto suggestiva, per quanto in tipico stile manga: Kukes si apre a matrioska per contenere dentro sè la sorella minore e costituire un unico robot dalle due anime.