Saw X
2023
Saw X è un film del 2023, diretto da Kevin Greuter.
Il Re è morto: lunga vita al Re! Ma se, come si sul dire, morto un Papa se ne fa un altro, quando a tirare le cuoia è quel gran furbacchione di Jigsaw state pur certi che, in un modo o nell’altro, il nostro enigmatico ed enigmistico compare tornerà comunque a far capolino dalla porta sul retro. Dopo diciotto anni di onorata attività e dieci altalenanti capitoli sul groppone, era infatti solo questione di tempo prima che il nastro venisse riavvolto per ricondurci là dove tutto ha avuto inizio. Beh, non lontano quanto avevano osato spingersi i fratelli Spierig con il loro Legacy, ma comunque a sufficienza per confezionare un legasequel travestito da prequel, capace addirittura di assumere le mentite spoglie di un affaticato standalone con cui chiarire una volta per tutte il catartico passaggio da Avenger a Punisher del nostro amato Angelo Sterminatore. Non propriamente una genesi, dunque, ma un fatidico momento X, idealmente collocato tra il cultissimo capostipite targato James Wan e il suo diretto seguito ad opera di quel Darren Lynn Bousman che, dopo il maldestro tentativo di reboot con il fetentissimo Spiral, malgrado le lacrime e il sangue versati in ben tre fondamentali episodi si è visto cacciare via dal redditizio franchise da lui stesso cementato a favore di un altro fedelissimo come Kevin Greuter, ripescato dalla sala di montaggio per dirigere una mediocre Sesta Parte e un non certo esaltante stereoscopico Capitolo Finale.
Ma stavolta, nonostante le note siano pressoché le stesse, la musica pare decisamente cambiata. Si perché Saw X non è l’ennesimo film su Jigsaw e la sua immortale eredità, quanto piuttosto un film sull’Uomo celato dietro il ghignate pupattolo di argentiana memoria e il suo inquietante triciclo. A ben vedere, infatti, Saw X è un film su John Kramer. O, meglio ancora, è IL il film DI John Kramer, nel quale la terminale condanna a morte che pende sulla – anzi, nella – testa del talentoso ingegnere con la fissa per i sadici giochetti e il raggelante grugno di Tobin Bell condurranno il nostro ad assaporare gli orrori nascosti in the other side of the escape room. Quando ogni scientifica e umana speranza sembra svanita, un rivoluzionario ma non ancora approvato procedimento ideato da un team di ricerca norvegese parrebbe poter miracolosamente debellare quel fetentissimo tumore cerebrale che (spoiler alert!) con l’aiuto di un bel colpo di seghetto manderà al Creatore il caro Enigmista alla fine della terza emoglobinica puntata. Giunto dunque in Messico per incontrare la rassicurante Cecilia Penderson (Synnøve Macody Lund) e sottoposti al miracoloso trattamento brevettato dal di lei geniale paparino (Donagh Gordon), il caro John realizzerà ben presto di essere stato ignobilmente gabbato, rimanendo con un pungo di mosche, il portafogli svuotato e il canceroso amichetto ancora ben radicato nella sua perversa materia grigia. Ed è così che, assistito dalla pupilla ed ex preda di vecchia data Amanda Young (Shawnee Smith), il rancoroso burattinaio si metterà sulle tracce dei responsabili, diretti e indiretti, di questo spudorato Pesce d’Aprile, sottoponendo gli infami burloni alla legge del contrappasso nei truculenti modi e negli altrettanto sadici termini che tutti ormai ben conosciamo.
Ma più che i soliti scafati aficionados, saranno paradossalmente forse proprio i giovani novizi di primo pelo a scovare qualcosa di solleticante all’interno di questo Saw X: un film di per sé senza particolari problemi, eccetto il fatto di essere oggettivamente problematico sotto molti aspetti. Problematico per la torbida etica che lo sostiene, nel suo volerci far empatizzare per un perverso giustiziere il cui altalenante ruolo di vittima e carnefice da solo non basta certo a trovare una piena giustificazione morale ai suoi danteschi progetti di tortura. Problematico nel voler riproporre per inerzia un’idea di torture porn vecchia quanto la sua stessa saga ma che, per qualche insondabile motivo, soprattuto oltre oceano pare riuscire ancora ad intercettare un pubblico disposto ad andare in brodo di giuggiole al cospetto di bulbi oculari aspirati a tradimento, arti amputati con rustica nonchalance e craniotomie a mente serena e a cuor leggero. E, ultimo ma non ultimo, problematico nel pretendere di farci patire per il destino di personaggi ormai troppo invecchiati per risultare coerenti in questo Back to the Past, i quali sappiamo per giunta incontreranno l’Altissimo non prima di qualche ulteriore dolorosa aventura. Se poi il tutto, nonostante quasi vent’anni di sangue e frattaglie, pare destinato a finire nella zuccherosa dissolvenza a bianco di uno stonatissimo happy ending, allora il consiglio di un pensionamento ormai non più così anticipato – elargito a un Tobin Bell a pilota automatico da un saggio medico curante – parrebbe a questo punto forse la soluzione più rapida e indolore.