Seventh Code
2013
Seventh Code è un film del 2013, diretto da Kiyoshi Kurosawa.
Akiko parte dal Giappone e arriva a Vladivostok per inseguire Matsunaga, un imprenditore con cui ha passato una serata insieme. Lui non è però molto contento, e fa di tutto per liberarsi di lei. Akiko per sopravvivere comincia a lavorare in un ristorante giapponese…
Un piccolo ma combattivo film che dimostra il rigore di Kurosawa Kiyoshi, probabilmente il maggior stilista morale del cinema nipponico contemporaneo. Costruito sulla traccia esilissima di una fanciulla che si reca in Russia sulle tracce di un amore perduto, il film nell’arco di soli 60 minuti si rovescia in una drammatica spy story dal finale imprevedibile. Piccolo grande film sull’esilio e sul cinema, Seventh Code omaggia il noir americano classico, amatissimo dal regista, ma senza perdere tempo in inutili amarcord formalisti. Con un approccio spartano che richiama alla memoria il Kaurismaki più dolente, il film prende una piega intimista, sembra come ripiegarsi su stesso, per poi ridestarsi strategicamente dal suo letargo e imboccare una strada davvero imprevedibile.
La felicità con la quale Kurosawa dialoga con la sua macchina da presa ha dello straordinario. Tutto si risolve in campo, lavorando nell’inquadratura, per l’inquadratura successiva. Come un professional d’altri tempi della Republic o della Monogram, Kurosawa esplora il perimetro del budget trasformandolo in una risorsa politica del film. Il cinema c’è e si fa oggi e non ieri o domani. Ed è in questo contesto che Kurosawa pone le premesse del ribaltamento finale abbracciando con una torsione spettacolare le convenzioni più… “convenzionali” del J-Pop. Saldamente piantato nel presente, Kurosawa è una garanzia del cinema contemporaneo. Non è un caso che la giuria capitanata da James Gray gli abbia conferito il premio alla migliore regia.