Sleepwalker
2017
Sleepwalker è un film del 2017, diretto da Elliott Lester.
L’insonnia, si sa, è davvero una brutta bestia. Tuttavia, anche andarsene a zonzo in piena notte, quando si è ancora fra le braccia di Morfeo, non è certo una passeggiata. Dal perturbante Cesare, protagonista del seminale Il gabinetto del dottor Caligari all’eterea sleep queen Jennifer Connelly dell’argentiano Phenomena, il sonnambulismo ha sempre svolto una funzione altamente fascinatoria all’interno dell’universo cinematografico di genere, divenendo, spesse volte, metafora stessa del “sogno ad occhi aperti” dello spettatore dinnanzi al grande schermo. Per forza di cose, dunque, anche un ottimo mestierante come Elliott Lester – sinora abituato per lo più a tenere un piede nell’action blockbuster (Blitz, Aftermath – La vedetta) e l’altro nel dramma autoriale (Love Is the Drug, Nightingale) – pare essere caduto nell’infima trappola, lasciandosi trasportare dalle potenzialità narrative delle disfunzioni ipnagogiche (promesso, da qui in avanti niente più paroloni difficili!), confezionando con Sleepwalker un interessante gioco al massacro con le sinapsi, spesso ronfanti, del fruitore medio, costringendo l’incauto avventore a mantenere pupilla e cerebro sempre all’erta per decodificare un racconto certamente ricco di stimoli ma che, a lungo andare, finisce per avvilupparsi irrimediabilmente su se stesso.
Con nulla a che vedere, tranne che per la condivisa radice tematica di partenza, con le omonime pellicole dirette dall’inglese Saxon Logan (1984), dallo svedese Johannes Runenborg (2000) e dall’hongkonghese Oxide Pang Chun (2011), Sleepwalker si concentra sulla progressiva destabilizzazione fisica e psichica che colpisce, come un fulmine a ciel sereno, la vita, tutto sommato quasi perfetta, della bella e giovane Sarah (una conturbantissima Ahna O’Reilly, purtroppo ammantata da mises di pizzi e merletti davvero improponibili), affetta da fastidiose quanto repentine crisi di sonnambulismo a seguito dell’inaspettato suicidio del marito scrittore. Mano a mano che gli episodi notturni si fanno sempre più pressanti, Sarah inizia ad accorgersi che, ad ogni suo risveglio, piccoli ma fondamentali particolari della propria esistenza iniziano irrimediabilmente a cambiare, il tutto mentre un terrificante sconosciuto (l’enfant prodige decaduto Haley Joel Osment) inizia a insidiare ogni suo pensiero. Solo l’aiuto dell’affascinante dottor White (Richard Armitage molto macho e poco doctor) sembra poter salvare la giovane dall’intricata spirale nella quale si è ritrovata suo malgrado, mentre qualcosa di molto inquietante e di totalmente inimmaginabile cova sornione nell’ombra. A un primo assaggio Sleepwalker parrebbe un boccino decisamente sfizioso, di quelli in grado di stuzzicare il vorace appetito immaginifico di un cultore della gastronomia dell’inquietudine come Stephen King.
Al pari del più classico degli incubi lynchani, tra una fuga psicogena a doppia personalità alla Strade Perdute e una scorrazzata senza soluzione di continuità fra i tenebrosi universi paralleli di Mulholland Drive, la nostra spaurita protagonista dagli occhioni dolci e dalla coscia facile si ritrova, esattamente come la Julianne Moore di The Forgotten, a dover convivere con una realtà quotidiana in progressiva e inspiegabile alterazione, perdendo ogni senso d’identità e trovandosi estranea nel bel mezzo del proprio familiare universo popolato da elementi al contempo noti e sconosciuti, così come vuole la nuda e cruda teoria del perturbante freudiano. Purtroppo, però, mano a mano che le portate vengono invitantemente apparecchiate dinnanzi agli occhi affamati del fruitore, lento lento, quatto quatto, il buffet si fa inesorabilmente indigesto, ingarbugliandosi fra inutili letture a doppio livello che sconquassano, come una granita gelata, la materia grigia del povero spettatore, conducendo a un indecente finale, aperto tanto quanto la saracinesca di un negozio di scarpe alla vigilia del Black Friday, che non permette di giungere una beneamata cippa lippa. Di sonno deviato parla a gran voce Sleepwalker, ma di certo nessuno di noi perderà nemmeno un minuto del proprio riposo notturno nel tentativo di capire dove avrebbe voluto andare a parare il fido Lester con questo suo giocattolone, carico di promesse come un sorso di Red Bull ma costretto, infine, a cedere dinnanzi al micidiale giogo dell’abbiocco.