Slotherhouse
2023
Slotherhouse è un film del 2023, diretto da Matthew Goodhue.
Perché i bradipi vanno così piano? Beh, probabilmente perché sanno che, in un modo o nell’altro, riusciranno ad acchiapparti. E dove mai potrebbero agguantarti? Ma nella tua auto, ovviamente! E poiché nei film de paura, cascasse il mondo, le auto non partono mai al primo colpo, è più che logico che i nostri pelosi amichetti se la prendano comoda. Ed è in effetti con una letale e impietosa flemma che il sanguinario tridattilo protagonista del folle Slotherhouse si appresta a seminare morte e distruzione nell’affollata confraternita femminile della quale è divenuto, suo malgrado, mascotte ufficiale. Una vera e propria carneficina virata in una grottesca e sfacciata teen comedy che l’esagitato Matthew Goodhue ha scelto di apparecchiarci con tutta la leggerezza e la goliardia di un’emoglobinica pochade da non prendersi sul serio nemmeno per uno dei suoi sbracati novanta minuti. Anche perché, a essere onesti, di fronte a un Freddy Krueger in pelliccia, alto si e no mezzo metro e che pare uscito da una versione se possibile ancor più creepy del jacksoniano caravanserraglio di Meet the Feebles, da prendere sul serio non è che rimanga poi molto, giusto?
Ma bando alle ciance e cerchiamo di partire dall’inizio: giusto da quella pluviale foresta nella quale il nostro unghiato compare – che in realtà è una lei – se ne stava tranquillo e beato a farsi i suoi bradipi comodi, sino al giorno in cui il solito cacciatore di frodo (Stefan Kapicic) non decise di sottrarlo a tradimento dal suo tropicale habitat per rivenderlo nientemeno che alla dolce e spensierata Emily (Lisa Ambalavanar). E sarà proprio quest’incauta collegiale all’ultimo anno a portare il bestiale terrore dritto dritto in seno al berciante quartier generale di una scalmanata sorellanza in pieno tumulto per l’elezione della nuova Presidentessa. Titolo che parrebbe già nelle laccate grinfie della dispotica Alyssa (Tiana Upcheva) ma che ora, vista la nuova pellicciuta new entry, appare quanto mai pericolosamente minacciato. Se ancora non si fosse capito, qui di vera minaccia ve ne sarà una e una sola; la quale, al di sotto di un sonnacchioso sguardo e di un pelame grigio fumo, sta sadicamente pianificando un graffiante Sorority House Massacre degno della chirurgica sete di vendetta dello spietato killer peluche di Benny Loves You, da portare sino in fondo con le sue tre unghie e con quei denti di cui, a quanto ci dicono, il nostro puccioso mammifero sarebbe del tutto sprovvisto.
C’è poco da dire o da fare: Slotherhouse è il classico film da acchiappare a scatola chiusa: senza se né ma né tantomeno mezzi termini o misure. Un film da amare o da odiare, a partire dal bislacco pretesto di piazzare un bradipo assassino dal trashissimo design pupattoloso in mezzo a un nutrito gruppo di sgallettate bellezze al bagno, il cui valore umano equivale – così come ci viene strenuamente ribadito dall’invadente grafica pop-up – dal gelido e insindacabile numero di followers collezionati. Ma se vi foste già immaginati una qualche corrosiva critica alla spippolante società dell’apparenza 3.0, beh, mettetevi pure il cuore in pace, poiché l’operetta imbastita dal buon Goodhue si rivela, a conti fatti, né carne né pesce: troppo poco demenziale per rievocare la caustica cazzimma del geniale Ted e, al contempo, non sufficientemente sporco e cattivo da grondare vero sangue quanto un Winnie the Pooh: Blood and Honey. E che rimane, direte voi? Beh, ovviamente lui. Pardon, lei: la piccola, pelosa e tridattile Alpha dal musetto sbarazzino e dallo squartamento facile che, tra un po’ di relax a bordo piscina con tanto di berretto e costumino, una bella sgasata su di una nuova fiammante auto da corsa, qualche rapida ricerca online e un bel selfie con le sue future vittime, trova pure il tempo di farci capire come la cattività, più che una condizione, pare essere in realtà una vera e propria predisposizione d’animo.