Smash cut: i luridi resti
2009
In Smash cut: i luridi resti di Lee Demarbre un regista di B-movie, durante una crisi creativa, uccide accidentalmente una spogliarellista. Ma invece di occultare il cadavere un’idea comincia a ronzare nel suo cranio: il corpo della ballerina potrebbe essere utile come punto di partenza per un nuovo, incredibile, iperrealistico film horror.
Able Withman è un regista incompreso, malvisto dal mondo del cinema horror che lo reputa un inetto. Disperato ed esasperato dalla mancanza di idee, si dedica ad una ballerina di lap-dance che però rimane uccisa in un incidente d’auto causato proprio dal regista. Non sapendo dove nascondere il cadavere, Able ha l’intuizione del secolo: usa il corpo martoriato della giovane nelle sequenze del suo nuovo film che ora sarà realistico al 100%. L’idea è ottima, il film procede ma il sangue e le budella vanno a mancare…quale soluzione migliore se non continuare ad uccidere per procurarsi gli “oggetti di scena”? Intanto però un assurdo investigatore privato, assunto dalla sorella della prima vittima, è sulle sue tracce…
Ci sono fondamentalmente due motivi per cui una persona qualunque arriva a guardare un film come Smash Cut. Il primo (quello che va per la maggiore!) è legato per lo più alla locandina: su di essa appare infatti un’infermierina dalle tinte horror che prende il nome, nella realtà, di sua-maestà-dell-hard Sasha Grey, una delle più promettenti e talentuose (chi voglia intendere intenda) del cinema porno contemporaneo. Non che io sia un esperto, sia chiaro. E’ che bisognerà pur conoscere tutti i generi cinematografici esistenti per considerarsi un esperto di cinema!
Il secondo motivo invece riguarda l’autore di Smash Cut ovvero Lee Demarbre, un nome forse non conosciuto ai neofiti ma che è riconducibile ad uno dei film di serie Z più amati e idolatrati dal pubblico underground: Jesus Christ Vampire Hunter, di cui Demarbre è appunto il regista.
Quindi uno di questi due approcci, e non diremo quale, ha portato il sottoscritto ad osservare con estrema attenzione questo Smash Cut.
Se si vuole osservare questo film con gli occhi di un critico cinematografico atarassico, sicuramente il giudizio è estremamente negativo: la storia del regista ammazza-tutti per portare a termine il suo film è roba vista e stra-vista, la sceneggiatura è a dir poco pessima e la recitazione (soprattutto dello sconosciuto Jess Buck nella parte dell’idiota-investigatore Isaac Beaumonde) alquanto scadente.
Ma se si guarda invece Smash Cut con la tenerezza che contraddistingue noi popolo dei prodotti di nicchia, non si può fare altro che sorridere di tanta scombinatezza condensata tutta in 80 minuti o poco più. E allora ci concentreremo più sul grande David Hess che interpreta il regista Able Withman il cui nome è già tutto un programma; ci concentreremo sui litri di sangue che scorrono sulla pellicola e ci concentreremo sulle citazioni cinefile che il film offre. E riconosceremo al volo il maestro dei maestri Herschell Gordon Lewis senza indugiare un attimo e senza bisogno che nessuno ci dica chi è!
Smash Cut, visto sotto quest’ottica allora diverte, tira su il morale, fa quasi venir voglia di girare il primo abbozzo di idea che viene in mente per creare un home made movie che nessuno vedrà mai! Risiede in questo la “bellezza” di questo film presentato nell’ormai trascorso 2010 al Ravenna Nightmare Film Festival. E’ vero, quelli che hanno visto il film per il motivo numero 1 di cui si discuteva in precedenza, si potranno lamentare: “Ma Sasha Grey non si denuda!”, “Ma Sasha Grey non si lancia in virtuosismi con oggetti di forma fallica!” e “Ma Sasha Grey quando deve recitare per davvero lo fa proprio malino!”. Avete ragione cari ragazzi…ma sapete una cosa: tutto sommato, a Smash cut: i luridi resti questo glielo si può anche perdonare.
Non sarà un film eccelso, sarà forse roba poco, ma è becero, assurdo e inutile quanto basta per far divertire dei mentecatti come noi, che aspettiamo solamente che esca un altro film così per guardarcelo, magari anche più di una volta, e farlo conoscere a quanta più gente si può.