Snowfall 5
2022
Snowfall 5 è una serie tv del 2022, ideata da John Singleton, Eric Amadio e Dave Andron.
Snowfall, la serie sullo spaccio di droga di South Central Los Angeles è entrata nel palinsesto televisivo a luglio 2017 e da allora ha continuato a fare il suo lavoro in maniera incisiva ma silenziosa. Non se ne parla molto, ma è arrivata alla sua quinta stagione. Questa è una buona cosa per un racconto che non offre brividi prevedibili, sentimentalismo eccessivo o attori “di marca”. Il che non vuol dire che Snowfall non assecondi discretamente il suo pubblico. È, nel suo modo vizioso, uno degli spettacoli più potentemente nostalgici in televisione: un I migliori anni sul traffico di droga. Il ritratto offerto della Los Angeles a metà degli anni ’80 potrebbe non essere realistico in senso stretto, ma è fedele all’idea della città in quel momento promulgata da John Singleton, uno dei creatori dello serie, e lo spettacolo si allea con quel mito in modo intelligente. Quando la famiglia al centro della storia diventa ufficialmente armata dopo che un rapper di quartiere si è messo di traverso nei loro affari, una luce si accende negli occhi dello spettatore: è il 1986 e sta nascendo il gangsta rap (la colonna sonora è sempre di alto livello, pescando sempre tra la musica contemporanea e il repertorio black più datato, dai RUN Dmc ai Four Tops, per fare un esempio). Singleton, morto nel 2019, era a Los Angeles per sviluppare la sceneggiatura del suo primo e più famoso film, Boyz N The Hood, nel periodo storico in cui si svolge la nuova stagione di Snowfall. Quando è stato nominato all’Oscar per la regia del film aveva 24 anni, l’età che l’eroe dello show, il precoce spacciatore Franklin Saint (Damson Idris), raggiunge nella quinta stagione. La serie prende in prestito alcuni tragici giovani uomini archetipi di Boyz e la loro attrazione melodrammatica è un altro ingrediente del fascino dello spettacolo.
Ma Snowfall ha adottato un approccio più fresco e sobrio: il romanticismo e il sensazionalismo ci sono, ma vengono moderati dall’umorismo secco da un lato, e da un’efficace calibrazione del freddo terrore, dall’altro. Piuttosto che una triste tragedia, è una orazione sulla storia del capitalismo ambizioso, che aggiunge razzismo sistemico e armi automatiche nella lotta all’eroe a cui non mancano di certo i nemici. E sebbene non sia iniziato come un dramma familiare ironico e commovente, si è evoluto anche in qualcosa del genere. I filoni della trama che hanno seguito il funzionamento interno di un cartello della droga messicano e le avventure centroamericane della canaglia C.I.A., l’agente Reed (Carter Hudson) si è alquanto dissolto e l’attenzione è interamente su Franklin e la sua squadra affiatata: suo zio Jerome (Amin Joseph), la ragazza di Jerome, Louie (Angela Lewis), il suo migliore amico e braccio destro, Leon (Isaiah John) e sua madre, Cissy (Michael Hyatt). Sono questi artisti, alla fine, a rappresentare l’arma quasi segreta dello spettacolo. Presumibilmente diretti nel corso delle stagioni in maniera defilata, hanno costantemente lavorato contro qualsiasi tentazione di ricorrere a gesti ed emozioni cliché. Il cast centrale, guidato dall’ottimo Idris nei panni di Franklin pericolosamente conflittuale e minaccioso, anche se con riluttanza, ha creato una galleria di personaggi bizzarri e credibili che coinvolgono lo spettatore attraverso i colpi di scena melodrammatici e le svolte brusche della storia. La rappresentazione del vero business della droga, e il trattamento romanzato del coinvolgimento della CIA con esso, non è di natura documentaristica. La stagione 4 si era conclusa in una escalation di caos e violenza: la collaborazione di Franklin e Reed è stata quasi smascherata da un giornalista; Reed ha ucciso il giornalista ma è stato comunque parzialmente eliminato dal padre di Franklin, che a sua volta è stato (forse) ucciso da Reed.
All’inizio della quinta stagione, Franklin si è apparentemente lasciato tutto alle spalle. È al top della sua carriera, pilota il suo aereo e dirige la sua società immobiliare semi-legale con la sua nuova fidanzata, Veronique (Devyn A. Tyler ), che sta per renderlo padre. Ma il successo è l’ancella del disastro in Snowfall: la realtà perversa del sogno americano di Franklin è che più ricca e felice diventa la tua famiglia, più devi essere spietato e paranoico per proteggerla. La morte della star del basket Len Bias, ucciso da una dose di cocaina tagliata, fa si che il pubblico e le forze dell’ordine inizino improvvisamente a prestare maggiore attenzione allo spaccio. Inoltre, la vita è complicata dal ritorno di Reed (che ora si fa chiamare Teddy), che è presto tornato nelle grazie della CIA, e di Cissy, che vuole sapere perché suo figlio è tornato in affari con l’assassino di suo padre. Niente di tutto questo può finire bene, sembrerebbe, ma nel frattempo la trama si dipana nella modalità di una corsa oscura, divertente e nitida. Snowfall riguarda in parte anche i danni collaterali della fede assoluta: la distruzione provocata quando l’ossessivo patriottismo di Reed si collega all’implacabile determinazione di Franklin per avere successo. Ma mentre le battaglie si svolgono, c’è sempre l’attrazione tra rivali che conferisce alla narrazione un elemento di suspense sempre valido e avvincente.