Featured Image

Speak No Evil

2024
Titolo Originale:
Speak No Evil
REGIA:
James Watkins
CAST:
James McAvoy (Paddy)
Mackenzie Davis (Louise)
Aisling Franciosi (Ciara)

Il nostro giudizio

Speak No Evil è un film del 2024, diretto da James Watkins.

 Non ci è voluto molto perché Jason Blum e la sua Blumhouse mettessero gli occhi su un’altra pellicola, a suo modo già un instant cult: stiamo parlando di Speak No Evil, il thriller horror del 2022 diretto dal danese Christian Tafdrup. Una coppia americana, Louise & Ben Dalton (Mackenzie Davis e Scoot McNairy) sono in vacanza in Italia con la loro viziatissima bambina Agnes (Alix West Lefler); qui tra un pranzo e una passeggiata nel Belpaese, fanno la conoscenza di una famiglia inglese, il gigionesco maschio alfa Paddy (James McAvoy), la giovane moglie Ciara (Aisling Franciosi) e il loro bambino Ant (Dan Gough), che non parla a causa di una malattia congenita. Dopo aver stretto amicizia con loro, gli americani vengono invitati a passare un weekend nella loro tenuta di campagna, ignari dell’oscuro passato della famiglia. James Watkins (Eden Lake) elimina del tutto l’origine nordica delle famiglie del film di Tafdrup e sposta l’intera storia in Inghilterra, ma il plot e le quattro mura di casa rimangono.

Come rimane il dramma che si consuma tra queste mura: la casa con la sua ambientazione claustrofobica, la famiglia con i suoi contrasti – sociali, soprattutto – e la tensione costante che si crea tra questi due nuclei famigliari così diversi, dove i ruoli delle vittime con le loro esistenze perfette, intoccabili, eppure così immacolatamente sbagliate, vengono messi in discussione. La crudeltà nella famiglia si manifesta in diversi modi e sotto varie forme: è proprio questo probabilmente lo spunto su cui si basa il film di Watkins, che non tradisce il soggetto originario, ricalcandone gli aspetti grotteschi, e caricandolo di significati grazie a massicce dosi di black humor. Il clima opprimente della storia originale, dove si assiste inermi a una crescente ospitalità crudele, in cui ci si sente più che mai fuori posto – proprio come Ben e Louise Dalton, ospiti scomodi in casa e nel mondo – qui permane, ma trova anche uno sfogo per liberarsi delle convenzioni.

Se nel film di Tafdrup era proprio l’assenza totale di un urlo liberatorio a rendere palpabile un orrore inevitabile, stavolta è proprio quell’urlo a ribaltare il destino delle vittime, a dare un senso alle loro vite; lo fa con un twist narrativo forse non molto originale, ma di sicuro effetto, che per forza di cose non possiamo spoilerare. James McAvoy è più che mai a suo agio nel ruolo di uno schizzato, credibile anche quando si lascia andare ad atteggiamenti caricaturali (l’urlo terapeutico con Ben nel bosco o quando canta in auto su Eternal Flame delle Bangles), per fisicità e ambiguità molto vicino ai fasti di Split. Chi pensa che i remake non abbiano più nulla da dire e siano quasi sempre noiosi copia-incolla, con Speak No Evil potrà finalmente ricredersi e tornerà con la testa ai remake che si sforzavano di apparire originali nella loro rilettura dei classici. Sebbene in un modo differente, questo nuovo film targato Blumhouse riporta la casa ai tempi di Get Out, finalmente con qualcosa di nuovo, se non da dire, almeno da aggiungere.