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Strange Darling

2024
REGIA:
JT Mollner
CAST:
Willa Fitzgerald (the Lady)
Kyle Gallner (the Demon)
Madisen Beaty (Gale)

Il nostro giudizio

Strange Darling è un film del 2023, diretto da JT Mollner.

Non importa come, l’importante è che se ne parli, giusto? Posto che non si può che dire un gran bene di un piccolo gioiellino come Strange Darling, è davvero un gran peccato, per non dire una cinematografica eresia, il fatto che, sino al tanto sospirato annuncio della sua italica uscita, dell’opera seconda – ma già ormai penultima – di JT Mollner almeno qui dalle nostre parti se ne sia chiacchierato così poco. Anche perché, detto fra noi, di cose di cui (s)parlare, stavolta, ve ne sarebbero eccome; a cominciare dalla stramba quanto filmicamente accattivante ideuzza di mettere sotto pressione la consueta sospensione dell’incredulità tramite la pretesa di drammatizzare le presunte – ma, in realtà, più che mai fittizie – gesta di un altrettanto presunto – e più che mai fittizio – serial killer attivo, a quanto c’informa lo scrolling text in esergo, tra il 2018 e il 2020 dalle assolate distese del Colorado sino alla sperduta boscaglia della contea di Hood River, nel rurale buco dello sfintere dell’Oregon. “Love Hurts!” cantano melanconicamente la bella Z Berg e il grande Keith Carradine in sottofondo ai languidi ma già ansiogeni titoli di testa, sui quali, tanto figurativamente quanto allegoricamente, lo spettro da Cappuccetto Rosso di Run Sweethert Run rivendica forte e chiaro il proprio debito di sangue. L’amore, certo, fa male: ma qui, è il caso di dirlo, può addirittura uccidere. Parola del Maestro Stephen King che, a quanto pare, stavolta ne sarebbe rimasto perdutamente folgorato.

E come non parlare, inoltre, della stuzzicante scelta di non affibbiare né nomi né cognomi a vittime e carnefici, indentificandoli piuttosto come una generica Lady (una magnifica, bellissima ed inseguitissima Willa Fitzgerald) e un perturbante Demon (un camaleontico Kyle Gallner)? Fossimo in tutt’altro contesto staremmo probabilmente parlando, dentro e fuor di metafora, di una Beauty e di una Beast, c’est vrai? Ma nonostante l’oscurità – metaforica, non certo atmosferica – che permea ciascuno dei suoi ansiogeni e incalzanti novanta minuti, Strange Darling tutto può apparirci tranne che una retorica favoletta. Ci troviamo piuttosto al cospetto di un inconsueto e a suo modo originalissimo thriller che, così come ben rimarcato dal suo stesso ficcante sottotitolo, si divide in sei disturbanti capitoli che l’ottimo montaggio di Christopher Robin Bell e la stessa ispiratissima regia di Mollner scelgono di scandagliare con un asincrono incedere così curiosamente simile alle affascinati gimcane temporali del torbidissimo The Execution di Lado Kvataniya; avanzando e retrocedendo all’interno di una coloratissima – seppur nerissima – fabula così da rimescolare continuamente le deliranti carte di un allucinante intreccio al punto da offrirci di volta in volta una prospettiva differente e sempre più spiazzante su quella che abbiamo troppo presto imparato ad assodare come univoca “verità”.

“Sei un serial killer?”. Bella domanda, soprattutto da porre entro il primo fondamentale e desaturato secondo di questa cattivissima, disillusa e, da un certo momento in poi, più che guduriosamente sanguinolenta epopea alla ricerca dell’autentico volto di un Male che, in barba ai preconcetti e cliché, un chiaro volto non sembra proprio avercelo. Un Male che gioca al sottile gioco della seduzione così come il tagliente Piercing di Nicholas Pesce e l’eccitante Sanctuary di Zachary Wigon e che, come entrambi questi filmici massacri, vede continuamente messo in discussione il ruolo di preda e cacciatore mano a mano che la non lineare matassa narrativa viene crudelmente sbrogliata. Ma se c’è davvero una cosa per la quale Strange Darling merita di essere discusso – al di là della splendida e colonna sonora di Craig DeLeon – è anche e soprattutto per la presenza di un Giovanni Ribisi nell’inconsueta veste di direttore della fotografia; chiamato a dar forma, tramite la pienezza del firmato 35mm unito ad accesissimi cromatismi psichedelici a metà fra Bava e Refn, a quella che parrebbe l’ennesima subdola vendetta di un’ennesima Donna Promettente ma che, a lungo andare, diviene ben più strana ed inquietante di quella stessa Darling che le conferisce martoriato corpo e più che mai ingannevole titolo.