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Stranger Things 4 (Vol.1)

2022
REGIA:
The Duffer Brothers, Shawn Levy, Nimród Antal
CAST:
Finn Wolfhard (Michael "Mike" Wheeler)
Millie Bobby Brown ("Undici" / Jane Ives)
Gaten Matarazzo (Dustin Henderson)

Il nostro giudizio

Sranger Things 4 è una serie tv del 2022, ideata dai Duffer Brothers.

Dopo un’attesa di tre anni, lasso di tempo anomalo per una serie che rappresenta la punta dell’iceberg del catalogo Netflix, l’orrore ritorna a spezzare l’apparente tranquillità della piccola cittadina di Hawkins. Se il tempo trascorso ha parzialmente guastato la credibilità degli attori visibilmente cresciuti di poter ancora interpretare dei ragazzini – problema sempre presente quando si ha a che fare con attori giovanissimi che cambiano connotati da un anno all’altro – dall’altra ha sicuramente aiutato i fratelli Duffer a lasciarsi alle spalle la fretta, dettata dall’immenso successo, delle ultime due stagioni e a confezionare un’annata monstre, dove ogni elemento è elevato in potenza, a partire dalla durata pachidermica di ogni episodio, che supera regolarmente l’ora e un quarto – in pratica, un film a puntata, sul modello ambizioso di opere come Game of Thrones. I Duffer però non allungano affatto il brodo e pur concedendosi un tempo quasi doppio rispetto alle precedenti stagioni giocano sull’accumulo di location (si aggiungono anche Alaska e Russia), personaggi e sottotrame, aumentano la cupezza delle atmosfere e si concedono una quantità di azione finora mai vista, mantenendo costantemente un equilibro stabile tra l’horror e la teen story, il carcerario e il romanticismo. La vastità di tempo e di spazio che i Duffer si sono presi consente loro di intrecciare abilmente tre grossi blocchi di trama, ambientati nel 1986. Il primo rimane nel contesto scolastico e adolescenziale di Hawkins, dove i ragazzi si stanno lasciando alle spalle la tragedia e l’orrore scatenatisi nel centro commerciale nove mesi prima e cercano di condurre una vita normale, tra gruppi di gioco di Dungeon & Dragons, visti di traverso per il serpeggiante satanic panic, e la classica routine scolastica dei nerd in cerca di riscatto.

La scintilla che farà saltare nuovamente il tavolo si consuma durante un innocuo scambio di droga tra un piccolo spacciatore e una ragazza ossessionata dagli incubi, che finirà uccisa con le ossa frantumate e gli occhi cavati. La cittadina inizia la caccia all’uomo, ma i nostri Dustin, Mike, Lucas, Max e compagnia capiscono subito che dietro a questo e ad altri omicidi c’è lo zampino del mondo del Sottosopra, questa volta nelle fattezze tentacolari del demone Vecna. La seconda sottotrama ha come protagonista Undi (Millie Bobby Brown) che, dopo essersi trasferita in un’altra città con Joyce (Winona Ryder), ha perso i suoi poteri telecinetici e a scuola è costantemente vittima di bullismo. Il Dr. Brenner però la convince a ritornare nel laboratorio dove era prigioniera per poterla aiutare a ritrovare le sue capacità. Per finire seguiamo anche le vicende, spesso un po’ troppo farsesche, in contrasto con il resto della storia, di Joyce e Murray che scoprono che Hopper (David Harbour) è sopravvissuto all’esplosione nella base sotterranea ed è detenuto in una prigione russa, dove i prigionieri fanno parte di un gioco crudele con una vecchia conoscenza della serie. Nonostante il tono leggero ed eccessivamente comico di quest’ultima parte, il mood della serie, in uno schema secondo cui lo spettatore ideale della prima stagione sia nel frattempo cresciuto e pronto (e bisognoso) di un tono più maturo, più estremo, si è spostato decisamente sulle tonalità più scure, da incubo. E quando si parla di incubo e di anni Ottanta, scatta automaticamente il collegamento con un altro dei capisaldi del teen horror di quel decennio, A Nightmare on Elm Street di Wes Craven, che qui è il punto di riferimento principe così come i Goonies lo era per la prima stagione.

Lo è perché le modalità di Vecna ricalcano palesemente quelle del babau Freddy Krueger, con gli adolescenti spinti in una dimensione onirica in cui i ricordi peggiori vengono manipolati, proprio come nelle migliori sequenze da incubo della saga di Nightmare, per poi venire uccisi anche nella realtà. A scanso di dubbi, i Duffer, che a questo punto si candidano come registi ideali per un futuro remake della saga di Nightmare, catapultano lo spettatore sulla Elm Street, davanti a una casa abbandonata, dove Vecna ha iniziato la sua attività sacrilega, che è un omaggio all’omonima dimora da incubo di Freddy Krueger. E a proposito di Kruger, non poteva a questo punto mancare un breve ma intenso cameo di Robert Englund, leggendario attore rimasto nella storia proprio per il personaggio con il maglione a righe e il guanto con le lame, nei panni del sopravvissuto allo sterminio della propria famiglia da parte di Vecna. Ma omaggi a parte, Stranger Things 4 si regge benissimo sull’evoluzione dei personaggi, aiutati a dovere dalla generosità del minutaggio e dall’attenzione che gli autori riservano a loro nel costruire rapporti sempre più complessi e meno bambineschi, e sulla riproposizione delle paure dell’epoca, con particolare attenzione al tema della demonizzazione dei giochi di ruolo, confluita lentamente nel terrore dei confronti delle sette sataniche esploso negli anni Novanta. Al netto delle strizzate d’occhio e ai legami nostalgici con il passato, Stranger Things 4 ha un’anima ben riconoscibile e personale, che si mantiene costantemente sulla cresta dell’omaggio alla magia degli anni Ottanta, dimostrando ancora una volta che, nonostante la wave nostalgica di quel decennio stia lentamente mostrando la corda, ci sia ancora tanto da (ri)scoprire, come dimostra l’improvviso e rinnovato successo sulle piattaforme streaming musicali della hit di Kate Bush Running up that hill che nella serie assume un ruolo centrale. I Duffer però cominciano a guardare avanti, tra un piano sequenza durante una sparatoria che ricorda un qualunque stunt action degli ultimi anni e un altro in cui i nostri combattono delle creature del sottosopra, senza apparenti stacchi di montaggio, in cui si ritorna nuovamente a Game of Thrones e come perfetti artisti dell’illusione continuano a incantare lo spettatore spacciando il nuovo per vecchio e il vecchio per nuovo. La season finale verrà rilasciata, contrariamente alla solita politica distributiva di Netflix, solo tra quale settimana.