Stung
2015
Stung è un film del 2015, diretto da Benni Diez.
Su Bloody Disgusting lo hanno stroncato perché non sarebbe all’altezza dei film sulle bestie assassine che provengono dalla levatura di produzioni come SyFy Channel o la Asylum. Già questo basterebbe a mettere in sospetto e a drizzare le antenne. Oggi vanno per la maggiore film sugli animali killer – ma anche serie televisive: vedasi il recente Zoo – che negli anni Settanta non sarebbero arrivati alla fase della sceneggiatura. Stung, invece, negli anni Settanta non avrebbe stonato, anzi è proprio questo retrogusto di cosa d’antan, insieme all’uragano di effetti terribili e in gran parte live che scatena il film di Benni Diez, a renderlo fragrante e appetibile. Il tema è: vespe assassine, mutate geneticamente a causa di un diserbante, che quando pungono le persone, tempo pochi minuti, fanno nascere all’interno della vittima una vespona gigante che se ne esce all’aria aperta sbrindellando il corpo ospite come nemmeno la Cosa del film di John Carpenter.
Questo inferno si scatena in una magione di campagna dove i due addetti al catering, Jessica Cook e Matt O’Leary, portano i loro servizi per un festeggiamento che, prima ancora di cominciare, finisce sotto i colpi dei micidiali pungiglioni e tra le orrende metamorfosi di quasi tutti i convitati. Al chiuso si barricano in quattro, oltre ai due protagonisti: Lance Henriksen – che non è solo lesso: di più – e un ragazzo “segnato”, padrone di casa, che ostenta leopardianamente una gobba di cui non si riesce a capire la ragione finché l’escrescenza carnea sboccerà con la testa di un insetto che comanda mentalmente il suo ospite. La vecchia madre dello storpio finisce anche lei come carne da macello. Per sopravvivere all’assedio, viene fatto ricorso a tutte le opzioni grandguignolesche possibili-immaginabili, tra il sangue e una specie di colla gialliccia che secernono i corpi squarciati delle mega-vespe.
Una goduria, davvero una goduria; tanto più che, di base, il film vorrebbe essere una storia d’amore tra i due del catering, i quali finiscono infatti a scopare su un’autoambulanza, quando tutto sembra concluso e invece si scopre che in cielo gli insettoni si dirigono verso qualche grande città trasportando dei buoi sventrati. Giuro. Il regista Benni – Bejamin – Diez è al suo primo lungometraggio, proveniente dal mondo degli effetti speciali – ha lavorato anche in Melancholia di Von Trier – e promette molto bene.