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Super/man: The Christopher Reeve Story

2024
Titolo Originale:
Super/man: The Christopher Reeve Story
REGIA:
Ian Bonhôte e Peter Ettedgu
CAST:
Christopher Reeve

Il nostro giudizio

Super/man: The Christopher Reeve Story è un film del 2024, diretto da Ian Bonhôte e Peter Ettedgu.

Crederete che un uomo possa volare, che un tetraplegico in gravi condizioni motorie possa camminare di nuovo, o che una famiglia americana, benestante e rispettabile, possa essere travolta da una serie di eventi tragici oltre il limite dell’immaginabile. Ma soprattutto, crederete che il cinema, e specificamente, quello in sala, possa ancora offrire qualcosa di significativo nel panorama pop contemporaneo, in un contesto che recentemente ha visto numerose delusioni, soprattutto nell’ambito dei film di supereroi. Questo è un aspetto tutt’altro che trascurabile. Pur trattandosi di un documentario, Super/man: The Christopher Reeve Story non ha nulla da invidiare ai più noti cinecomic in termini di ritmo e grandezza epica. Certamente, supera in impatto significativo recenti titoli che avrebbero dovuto essere di richiamo, come Joker: Folie à Deux o il reboot de Il corvo, e che invece hanno fallito sotto il peso di strategia sbagliate e, forse, eccessiva tracotanza.

Il film è passato alla Festa del Cinema di Roma nella sezione collaterale Alice nella città, arriva al cinema come evento speciale per un tempo limitato, e sebbene di solito non si dica per un doc, la visione su grande schermo è ampiamente consigliata. La dimensione intima che solo una sala buia può offrire, insieme alle grandi dimensioni dello spettro visibile, sono fattori che esaltano la maestosità della vicenda di Reeve, un uomo che ha affrontato con coraggio ogni sfida della vita, compresa quella estrema di convivere per quasi dieci anni – prima della tragica dipartita – su una sedia a rotelle, dopo aver interpretato il supereroe per eccellenza.
Nonostante le difficoltà, ha sempre mantenuto uno spirito indomito. In particolare, il suo contributo nel trasporre al cinema l’essenza dei fumetti senza distorcerne lo spirito originale è stato straordinario. Ha saputo abbracciare completamente il ruolo dell’uomo del domani, conferendogli una dignità attoriale rara, senza mai sminuirlo o prendere le distanze. Molti interpreti di supereroi contemporanei potrebbero trarre grande insegnamento dalla sua interpretazione.

Il documentario, diretto da Ian Bonhôte e Peter Ettedgu, non si presenta come un’opera agiografica. Lascia ampio spazio alle testimonianze dei figli, degli amici, dei colleghi e delle persone che hanno amato Reeve, senza tralasciare i momenti controversi della sua esistenza. Tra questi, uno degli episodi più discussi è quello legato allo spot pubblicitario a favore della ricerca sulle cellule staminali, in cui, grazie alla CGI, appariva miracolosamente in grado di camminare nuovamente. Sebbene il messaggio volesse trasmettere speranza, molte associazioni reagirono negativamente, poiché c’era il rischio di generare false aspettative in un pubblico non ancora consapevole delle potenzialità e dei limiti della tecnologia usata. Questo episodio, pur complesso, riflette l’animo di Reeve: un uomo che non si è mai arreso, disposto a rischiare anche la propria immagine per perseguire una causa più grande, dopo aver già pagato un prezzo altissimo per la propria condizione fisica. Nonostante le difficoltà, Reeve continua sempre a essere un padre presente, sostenuto dalle persone a lui vicine, dimostrando un coraggio e una forza d’animo ammirevoli. Ciò che ha realizzato nel suo ruolo di padre e di figura pubblica è particolarmente impressionante, se confrontato con le sfide personali di molti di noi, che potrebbero apparire insignificanti al confronto. Nonostante alcune piccole imperfezioni, come il rischio di lasciare qualche aspetto in sospeso, il documentario riesce a colpire nel profondo, offrendo un ritratto completo di una figura iconica, il cui impatto va ben oltre i confini del cinema o del mondo dei fumetti. La sua lezione più grande, forse, è che anche nelle situazioni più difficili, c’è sempre spazio per il coraggio, la dignità e la speranza.