The Beast
2023
The Beast è un film del 2023, diretto da Bertrand Bonello.
Dopo la presentazione al Festival di Venezia 2023, nel concorso da cui è uscito senza premi, ecco finalmente La bête di Bertrando Bonello, ovvero The Beast, insomma La bestia: in puntuale ritardo arriva in sala il 21 novembre 2024 distribuito da I Wonder. Film epocale, che ha diviso e spaccato, lacerato tra haters e lovers, detrattori e adoratori: i secondi lo considerano il capolavoro nella carriera di Bonello, regista già luminoso, visionario, avanti per la sua e nostra epoca. Nel frattempo il titolo ha diffuso la sua fama, perché è lungo un anno nella vita di un film: è uscito negli altri paesi e la bestia ha iniziato a strisciare, fluttuando in rete e sugli schermi più piccoli, diventando un cult per pochi, occulto e invisibile. Adesso lo troviamo anche nelle sale italiane ed è l’occasione per vedere – o rivedere – coi nostri occhi, stimare la portata, verificare la tenuta se lo abbiamo già visto dentro un festival, in una dimensione sempre stravolta e drogata dall’overdose di immagini.
La bête non c’entra niente col capolavoro erotico di Walerian Borowczyk del 1975, con cui si limita all’omonimia. Qui siamo in un prossimo futuro a un passo di lato dal presente: l’intelligenza artificiale domina, le emozioni umane sono vietate. Gabrielle (Léa Seydoux) vuole purificare il proprio DNA, a tale scopo accetta di sottoporsi a un processo che la porta a rivivere tutte le sue vite passate. Ogni esistenza viene accomunata da una costante: l’incontro con Louis (George Mackay), l’uomo della sua vita, con il quale intrattiene relazioni in forma diversa, nel corso di epoche differenti e universi possibili. Su ogni versione, di nuovo, si allunga un’ombra nera: c’è una catastrofe imminente che minaccia di colpire, non meglio specificata ma implacabile e definitiva. Una bestia nella giungla, per citare il racconto di Henry James del 1903 a cui il film è liberamente ispirato. Molto liberamente.
The Beast è dunque una storia d’amore e orrore che si ripete nel tempo. All’epoca dell’AI sempre più inquietante e spaventosa, Gabrielle nell’intento di nettare il suo sangue trova in ogni vita precedente indizi dell’amore per Louis. Con una sceneggiatura che sembra scritta da Alain Robbe-Grillet, padre del nouveau roman, Bonello evoca il cinema di Alain Resnais tra dettagli e incontri, figure che si perdono e tornano, segni e simboli (la morte in forma di piccione), ma reinstalla quella traccia in un’estetica del tutto contemporanea. Fra siti e telecamere, spyware e videoselfie, la stessa eterna storia ritorna in loop tra passione e tragedia, seguendo un filo che va dall’era moderna sino a oggi, dal film in costume al femminicidio. La sci-fi secondo Bonello: dopo la prima parte propedeutica, il racconto si dispiega in sequenze mirabili come l’incendio delle bambole e il terribile arrivo della bestia, un’apocalisse a venire che fa paura proprio perché impalpabile, senza corpo ma definitiva. Moriremo senza accorgerci perché, come e da chi. Per tutto il film poi c’è un implicito lancinante: la AI non potrà mai governare il sentimento, ovvero il residuo di umanità che resta sul corpo di Léa Seydoux, una scheggia impazzita che sfugge al green screen e si ritrova in discoteca con anni e musiche diverse. Gabrielle e Louis così attraversano un multiverso di vite e intrecciano una sola relazione pericolosa, che sfocia sempre in tragedia. Titoli di coda in QR Code. Film grande, difficile, contemporaneo. Ancora una volta: della morte, dell’amore.