The Crown
2016
The Crown è una serie televisiva del 2016, ideata da Paul Morgan
Che Paul Morgan fosse uno dei più grandi celebratori della monarchia britannica era indubbio, ma che fosse anche in grado di plasmare una serie tv su una storia dai contenuti anacronistici in chiave moderna e accattivante, non avremmo potuto prevederlo. The Crown è la serie sulla quale Netflix ha investito un capitale e autori e attori hanno contribuito a renderla un capolavoro nel suo genere. È la storia dell’ascesa al trono d’Inghilterra della Regina Elisabetta II, a cui presta il volto, per interpretarla nei suoi primi due anni di sovranità, l’incantevole Claire Foy. La Regnante, figlia, moglie, madre e donna deve fronteggiare i grandi cambiamenti post-secondo conflitto mondiale al fianco del Primo Ministro Winston Churchill interpretato da uno strepitoso John Lithgow, la cui burbera anzianità insieme con l’estrosa e sarcastica ironia di Filippo (Matt Smith), marito della Regina, controbilancia il clima tendenzialmente soporifero – per dirla con un cereo eufemismo – delle prime due puntate. Decisamente di altro stampo la terza puntata, che segna il vero inizio della serie da cui – onore al merito – è impossibile non lasciarsi incantare. Forse abbiamo scelto di seguirla per rispondere alla domanda: l’investimento di 100 milioni di dollari del Sig. Netflix ha dato i suoi frutti? E chiaramente non è la curiosità di sapere come va a finire che ci accompagna fino alla decima puntata della prima stagione; le vicende le conosciamo, e, per lo spoiler, ci basta aprire un qualsiasi testo di storia contemporanea o Wikipedia: la forza risiede nel suo potentissimo magnetismo.
Velatamente interconnessi, tre diversi protagonisti: il primo è quello scenografico in cui tutto è giocato sui dualismi luci/ombre, interni/esterni, sole/nebbia, lo sfarzo di Buckingham Palace e la semplicità delle campagne britanniche. La luce, le inquadrature, i personaggi, sono il frutto di un perfetto lavoro di bilanciamento. Ogni contrasto ci rimanda al secondo livello: Elisabetta II. Emblematica l’ambivalenza del suo fiero e imperscrutabile sguardo, uno sguardo calamitante e enigmatico che non ci consente di conoscere i suoi pensieri, le sue paure, le sue emozioni. La sua imperturbabilità disarma lo spettatore e lo ammalia. L’impressione è quella di leggere un romanzo scritto da un abile narratore onnisciente che ci presenta sogni, dolori, sentimenti e desideri di ogni singolo personaggio, ma che si affida sapientemente alla nostra libera interpretazione proprio quando gli occhi di tutti sono puntati sulla Regina e, proprio perché gli occhi di tutti sono sempre puntati su di lei, ecco che lei scompare: deve scomparire, non deve desiderare, non deve volere, “non deve esistere”.
Ultimo indiscusso protagonista: la Corona. È un grande fardello d’oro che conduce all’abnegazione di chi lo indossa. A differenza di quanto avviene nei Tudors e in Elisabetta questa serie non ha come protagonista un sovrano, ma le reazioni collaterali legate alla sua corona. The Crow ci insegna che il vero grande compito del sovrano è quello di mantenere il perfetto equilibrio interiore fra Volere/Dovere e Potere/Schiavitù. E, come in Elisabetta, nulla in questa serie prevarica sul resto: tutto è equilibrato, elegante, composto e sofisticato. Le dualità del macrocosmo abbracciano e si sposano col bilanciamento del microcosmo. Compostezza e armonia sono il fil rouge che lega i personaggi, la storia, la scenografia e il romanzato.