The Descent 2
2009
Sequel dell’ottimo horror britannico diretto da Neil Marshall, The Descent 2 ne ricalca gli stilemi e le atmosfere cupe, finendo per assomigliare più ad un remake.
Non è mai stato facile avere a che fare con i sequel cercando di fare qualcosa di anche approssimativamente all’altezza del prototipo, soprattutto se quest’ultimo è uno dei migliori film horror dello scorso decennio. The Descent 2 non è l’eccezione, ma partendo da una forma mentis in cui dimentichiamo che il film di Marshall sia mai esistito sicuramente, è possibile definirlo un film godibile. Tutti gli ingredienti che hanno fatto la fortuna di The Descent – la claustrofobia degli ambienti sotterranei, lo splatter abbondante, le tenebre impenetrabili, la ferocia delle creature, le tensioni interne del gruppo – sono riproposti come semplici stilemi, marchi di fabbrica di un franchise di successo e mancano quindi del mordente e della genuinità presenti in Marshall, con in aggiunta uno stile molto più nervoso e più confuso.
Jon Harris, al suo esordio alla regia e già montatore del primo capitolo, fa partire questa seconda parte dal punto in cui eravamo rimasti, ma il risultato, più che un sequel, è un remake. Non c’è più il cast all women, ma un gruppo eterogeneo di personaggi stereotipati a calarsi nelle tenebre profonde dei monti Appalachi. Purtroppo questi personaggi rappresentano il punto debole del film, così come, simmetricamente, nel film di Marshall furono il punto di forza primario: le caratterizzazioni sono tagliate con l’accetta solo per presentare una cospicua quantità di carne da macello. Tra i personaggi spicca, in negativo, lo sceriffo conservatore vecchio stampo con la pistola sempre pronta, ottimo spunto per mettere in piedi scene, anche ridicole, che servono a fare andare avanti la storia (il crollo della caverna). E di scene che lasciano perplesso lo spettatore ce ne sono parecchie: è impossibile non menzionare la sequenza in cui alcuni malcapitati si ritrovano in una pozza putrida che scoprono essere la latrina dei mostri (sic!).
Le scenografie cupe e angoscianti delle caverne sotterranee rimangono in ogni caso il motore primo della tensione del film, insieme ai numerosi salti dalla poltrona nelle sequenze dei mostri antropofagi. Tra ritorni inaspettati e parecchi riferimenti al primo capitolo la storia prosegue liscia, senza sorprese, con abbondante spargimento di sangue, spaventi e budella. Nel finale finalmente si riesce a intravedere qualcosa di più originale e visionario, con il baconiano banchetto delle bestie attraversato dai reduci in assoluto silenzio: un’ottimo momento di suspence che porta a una chiusura con una piccola sorpresa che spalanca le porte per un eventuale terzo capitolo.