The End of the F***ing World
2017
The End of the F***ing World è una serie tv del 2017, ideata da Jonathan Entwistle.
James (Alex Awther) ha 17 anni e potremmo catalogarlo come il classico adolescente inglese sfigato, sempre solo e taciturno con tutto e tutti. Questo perché egli nasconde un macabro segreto: da quando ne ha memoria ha sempre trovato gratificante uccidere animali, tanto da conservarne ancora i copri ormai decomposti. Ora però si sente adulto e vorrebbe provare il passo successivo, ovvero uccidere un essere umano. Possiamo definirlo un piccolo Patrick Bateman in erba. Il bersaglio scelto? Alyssa (Jessica Barden), una ragazza anch’essa di 17 anni, frequenta la stessa scuola e come lui, il suo essere sempre fuori posto, lunatica e forse un pelino ninfomane, pur essendo ancora vergine, l’ha resa come il maschiaccio di turno da cui stare alla larga. Succede che James vuole uccidere Alyssa e che Alyssa voglia iniziare una relazione con James solo perché si annoia.La reazione tra due componenti così fuori posto darà vita ad una fuga da casa, viaggiando per l’Inghilterra senza una meta ben precisa.
Prodotto particolarmente interessante questo firmato da Netflix e la britannica Channel 4.Otto puntate, dirette da Jonathan Entwistle e Lucy Tcherniak, di poco più di 20 minuti rendono la serie una delle più facilmente fruibili sulla piazza. Dietro c’è un’omonima graphic novel disegnata da Charles Forsman.Una bomba iniziale, un attacco di gioia e pazzia pura, motivo per cui si entra facilmente in empatia con entrambi i protagonisti, così strambi da rappresentare istinti primordiali dell’uomo moderno, uccidere il prossimo, gettare nel caos situazioni di calma apparente solo per vedere la reazione incredula di chi abbiamo vicino. James e Alyssa sono la trasfigurazione di un grande dito medio adolescenziale contro il mondo dei grandi, fatto di leggi bigotte, genitori assenti, idioti, infantili o più semplicemente di un mondo troppo stretto per le visioni libere e di ampio respiro dei due giovani.
La totale incomunicabilità dei due ragazzi con i corrispettivi genitoriali e relativa fuga da casa è il grande dipinto di due giovani allo sbando eppure così dannatamente coerenti nella loro incoerenza, con stimoli, domande e curiosità che li attanagliano e che, dolcemente, credono di trovare risposta proprio nei loro desideri più reconditi.
Eppure, l’omicidio per lui e un improbabile rapporto sessuale per lei, saranno la chiave per scoprirsi più grandi di quel che sono.
La fine del mondo del titolo rappresenta infatti la metafora della fine dell’adolescenza, il passo definitivo per entrare nella vita adulta, il raggiungimento di un ideale che non porta la parola “fine”, ma continua su altre strade. Il sesso porta ad altro sesso, l’omicidio porta ad altri omicidi, eppure tutto diventa scuro, arriva un nuovo sentimento tra i due, quella complicità che li trasforma, improvvisamente, in innamorati. All’esplosione iniziale quindi, verso le ultime puntate, si fa strada un dolcissimo sentimentalismo che, per quanto riduca drasticamente il ritmo e la narrativa pulp, riesce a prevalere senza vergognarsi di virare tutta la storia, improvvisamente, in una semi smielata commedia romantica. Questo chiaramente rende molto più deboli i colpi finali, smorzando l’entusiasmo proprio nella puntata finale che, per quanto rappresenti a pieni polmoni quel senso di libertà e rabbia giovanile, si trascina dietro zoppicando notevolmente. Ciò che rimane comunque è un forte sentimento che lega lo spettatore ai due giovani. Inevitabilmente riusciamo a trovare qualcosa della nostra adolescenza passata in loro. Quella forza anarchica, i forti ideali a condire ogni giornata vissuta, fino al’inevitabile tramonto di tutto quel tanto caos, per lasciare spazio alla calma (apparente).