The Exorcist
2016
The Exorcist è una serie televisiva americana del 2016, ideata da Jeremy Slater
In un’era in cui l’arte del riciclo dell’industria cinematografica hollywoodiana ha intaccato i network televisivi, sempre più assetati di prodotti per riempire i propri palinsesti, con il vizietto di riprendere idee già collaudate e metterle come punto di partenza per nuovi progetti, non fa neanche più di tanto notizia che da un horror come L’esorcista di William Friedkin, considerato, a torto o a ragione come il più spaventoso di tutti tempi, di certo uno dei più inquietanti, la Fox abbia deciso di produrre una nuova serie originale, la cui base sembra semplicemente attualizzare ai gusti moderni il plot del prototipo. L’apparenza, però, è come il diavolo e inganna: The Exorcist è molto di più di un reboot, molto di più di un remake, ripropone l’inquietudine del male tout court, il demonio, meglio dei troppi epigoni che dal film di William Friedkin sono venuti fuori, con lo scopo di trasporre il romanzo d’origine di William Peter Blatty in un modo meno convenzionale, senza abbandonarsi alla tentazione continua degli effetti digitali o dei semplici salti sulla sedia ma, piuttosto, insinuandosi con violenza nelle pieghe più deboli delle paure primordiali. Così come nel film di Friedkin, il nocciolo duro della storia verte intorno a un’adolescente, Casey Rance (Hannah Kasulka), cresciuta all’interno di una famiglia bene, dove il padre Henry (Alan Ruck) soffre di demenza a seguito di un incidente, la sorella Kat (Brianne Howey) è depressa dopo la morte della ragazza di cui era innamorata e la madre Angela (Geena Davis) prova ad affrontare le difficoltà della propria famiglia rivolgendosi alla fede e a qualche bicchiere di vino. Casey riceve però la visita dal demonio in persona, sotto forma di un anziano e piacente signore che la attrae con le lusinghe per poi prenderne possesso.
Angela capisce che in una delle figlie qualcosa non va e si rivolge al prete della propria parrocchia, Padre Thomas (Alfonso Herrera), pieno di dubbi sulla propria vocazione e tentato dalla bellezza di una donna sposata con cui scambia lettere d’amore. I dubbi sull’effettiva presenza di un demone in casa sono subito fugati e senza perdere tempo Padre Thomas si rivolge a Padre Marcus (Ben Daniels), un esorcista recluso in una casa di cura per preti, del quale Thomas ha sognato l’ultimo rito esorcistico, finito male per il bambino posseduto. Contemporaneamente, la città di Chicago è falcidiata da una serie di omicidi di stampo rituale, collegati con probabilità a un vecchio rito di evocazione del demonio e con l’arrivo imminente in città del Santo Padre, suggerendo un disegno apocalittico più ampio rispetto al solo confine della famiglia Rance. Messa da parte quasi subito l’ambiguità se a trovarsi di fronte è un caso di possessione demoniaca o di semplice schizofrenia (d’altronde con una certa sorpresa la possessione colpisce l’elemento probabilmente più sano della famiglia), The Exorcist riesce a costruirsi la propria strada prendendo alcune distanze dall’ingombrante ombra del film cult. Al posto dell’anziano Padre Merrin di Max Von Sydow e delle desertiche location irachene, troviamo il forzuto e deciso Marcus in azione tra le simil-favelas di Città del Messico, in costante rottura con i protocolli della Chiesa e con una scomunica che gli pende sulla testa.
Inoltre, ampio spazio viene dato al processo di accettazione della ragazza, fatto di illusioni e sogni, prima della sua completa sottomissione all’orrore. Non manca neanche il colloquio, la strizzata d’occhio ai vecchi fan, attratti con piccoli indizi (le ricerche su internet che citano il caso di Regan) e grandi omaggi (la Tubular Bells alla fine del primo episodio e l’ingresso, sorprendente e a gamba tesa, della serie, in chiusura di midseason, all’interno della mitologia del film) in una storia in cui eventi soprannaturali e complotti nel clero si intrecciano senza lasciare niente all’immaginazione. La crudeltà di molte scene, tra cui un selvaggio attacco all’interno della metro e l’epifania di un uomo arso vivo, non deve però far pensare al solito baraccone degli effetti, che sono limitati in confronto all’attenzione data alla costruzione della tensione: un esempio per tutti, nel quinto episodio l’esorcismo, pur occupando in real time l’intera durata dell’episodio, viene relegato quasi completamente come rumore di sottofondo per dare spazio alla follia montante all’interno della madre Angela, preludio spontaneo e retroattivamente illuminante alla rivelazione shock di fine puntata. Il trend è ormai sotto gli occhi di tutti: se l’ennesima notizia di un remake al cinema scatena dubbi e perplessità, le ultimi stagioni televisive, con Scream, Omen, From Dusk Till Dawn, Ash vs Evil Dead e Westworld per citarne alcuni, hanno dimostrato che la serialità è l’ambiente adatto a estendere e approfondire l’idea di un film, producendo prodotti di primissimo livello. Anche nel caso di The Exorcist il futuro ci riserverà ancora soddisfazioni.