The forgotten ones
2009
Un film di cui gli stessi autori hanno girato il remake ancora prima che uscisse. Motivo: troppo brutto. Ma non è affatto vero.
Questa è una storia che merita veramente di essere raccontata. Nel 2007, il produttore Mohit Ramchandani gira in Costa Rica un film horror, ispirato a Predator, con al posto degli alieni cacciatori degli umanoidi di aspetto scimmiesco, capaci di compiere prodigiosi balzi e golosi di carne umana. Il film, che si intitola The Tribe ma uscirà poi come The Forgotten Ones, è diretto da Jorg Ihle e interpretato da Jewel Staite (che in America è un’attrice televisiva piuttosto nota, soprattutto per Stargate), Justin Baldoni, Marc Bacher, Nikki Griffin e Kellan Lutz. Lo girano, lo terminano, lo montano, finiscono tutta quanta la trafila, il produttore si dice enormemente soddisfatto e parla già di sequel e prequel; ma poi capiscono di avere tra le mani un prodotto che non funziona. Non si capisce perché pensino che il prodotto non vada, dal momento che non è niente male rispetto a tanta fuffa in circolazione, comunque…
In casi del genere si rimonta il film o, proprio alla disperata, si girano parti aggiuntive. Ramchandani no. Lui o chi per lui (il produttore aveva rilasciato alcune interviste chiarificatrici in Rete che però adesso, causa l’insorgere di controversie legali, sono state cancellate) rifà di nuovo il film, lo rigira proprio tutto, da cima a fondo, convocando nuovi attori (provano a richiamare la Staite che però non è più disponibile, non si sa bene perché – o meglio, si sa: chi avrebbe voglia di rifare un film che ha appena girato?- e il ruolo leader viene affidato a Maxine Bahns) nonché un nuovo regista, Roel Reiné. Probabilmente un’evenienza unica nella storia del cinema: un remake immediato di un film che non era nemmeno uscito e nessuno aveva ancora mai visto quando nel 2008, a Panama, iniziò la lavorazione di questo nuovo The Lost Tribe, conosciuto anche col titolo Primal – da non confondersi, come fa l’IMDB, con un altro Primal australiano. Sono solo da immaginare i casini che devono esserci dietro…