The Human Centipede 3
2015
The Human Centipede 3 (Final Sequence) è un film del 2015, diretto da Tom Six.
Se un giorno l’autoreferenzialità diventasse un illecito penale, allora Tom Six si beccherebbe il massimo della pena. Eh già, perché il giochino post-moderno di Human Centipede 2 (ricordate il laido maniaco esaltato dalla visione del primo film?), viene riciclato anche in questo threequel, The Human Centipede 3 (Final Sequence) e lo stesso regista appare nel film (nel ruolo di…Tom Six, ça va sans dire) e si auto-omaggia ad ogni pie’ sospinto. Insomma, verrebbe da prendere Six e la sua gang a pedate nel culo, ma il nostro furbacchione riesce a salvarsi in corner con un’inattesa virata verso territori grindhouse e toni di comicità pecoreccia che strappano qualche risata più o meno colpevole. Quindi, scordatevi sia la seriosità del primo capitolo che gli eccessi splatter in chiave lynchiana del sequel, perché qui c’è ben poco da prendere sul serio; e questa, in fondo, è l’unica virtù salvifica del film.
Bill Boss (Dieter Laser) è il sadico responsabile di una grossa prigione texana ma, nonostante i suoi metodi punitivi facciano impallidire quelli di Guantanamo, il bilancio della sua gestione è in rosso totale: le rivolte tra i detenuti sono all’ordine del giorno, il turnover del personale è da record, e il neo-eletto Governatore (Eric Roberts) minaccia di licenziarlo e di chiudere la baracca. Come se non bastasse, lo stressatissimo Bill Boss vive nel terrore che il più feroce dei detenuti (Robert LaSardo) prima o poi gli faccia la pelle. A poco servono i servizietti orali offerti dalla procace segretaria Daisy (Bree Olson) o le massicce ingestioni di clitoridi essiccate provenienti dal mercato nero delle infibulazioni africane (sic!): Bill sente di avere i giorni contati. Ma un giorno il suo fedele braccio destro Dwight (Laurence R. Harvey) arriva con un’idea che potrebbe rivoluzionare il sistema carcerario americano; un’idea ispirata dai due Human Centipede, di cui è fan sfegatato, e che sottometterebbe una volta per tutte i 500 riottosi detenuti. Inizia così la creazione del millepiedi umano definitivo.
Girato in puro stile exploitation, The Human Centipede 3 (Final Sequence) funziona alla grande nei pochi ma inventivi momenti splatter (tra cui una simpatica e truculenta evirazione con successiva degustazione delle gonadi dello sventurato, o un’ incredibile “copula renale”); funziona un po’meno nei soliloqui urlati a squarciagola (al limite dell’incomprensibile) dal nazi-carceriere interpretato da Dieter Lasen (qui lasciato a briglia sciolta, manco fosse Anthony Hopkins) o negli improbabili siparietti tra Bill Boss e Dwight; e delude abbastanza nella messa in pratica del millepiedi umano (si vede troppo poco e troppo tardi) o nelle pretese di essere “al 100% politicamente scorretto”; perché le battute razziste non mancano, e neppure gli atti di degradazione sessuale ai danni della povera Daisy. Ma il fatto che l’unico a salvarsi dalla follia di Boss sia un detenuto musulmano fa sorgere il sospetto che il buon Six si sia vagamente parato il culo, prendendosela con i bersagli più facili. Quanto alla recitazione, si va dal minimo sindacale offerto dalla pornodiva cicciottella Bree Olson (ma niente parentesi hard, peccato) all’occhio smarrito, in pieno stile “che s’ha da fa’ per pagarsi il mutuo”, di Eric Roberts infagottato in un blazer tre taglie più grande. Il resto del cast pare divertirsi un mondo; lo spettatore, un po’ meno. Tirando le somme, l’insieme è abbastanza godibile ma l’alone di cult maledetto è ormai un ricordo del passato e qualche taglio qua e là avrebbe giovato a questa pochade tirata un po’troppo per le lunghe. Al regista va comunque dato atto di aver trovato l’unico modo ragionevole per chiudere questa trilogia, tanto amata quanto vituperata: buttarla in caciara e buonanotte al secchio!