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The Nest – Il nido

2019
Titolo Originale:
The Nest
REGIA:
Roberto De Feo
CAST:
Francesca Cavallin (Elena)
Justin Korovkin (Samuel)
Ginevra Francesconi (Denise)

Il nostro giudizio

The Nest – Il nido è un film horror del 2019, diretto da Roberto De Feo.

Diciamolo subito: vedendo The Nest  Il nido di Roberto De Feo, interamente prodotto e girato in Italia, non sembra affatto un film indipendente italiano, ma più un moderno horror gotico americano o inglese. Nel cinema indie nostrano siamo abituati a vedere un po’ di tutto – purtroppo non sempre in positivo – e spesso manca quella scintilla che faccia dire allo spettatore “Qui siamo davanti a un vero film di serie A”. Ecco, quel raro salto di qualità – confermato dalla presenza in concorso al prestigioso Festival di Locarno – lo compie ad esempio The Nest. De Feo, qui alla sua seconda regia di un lungometraggio (la prima da solo) dopo vari corti, confeziona un film che sarebbe riduttivo definire horror, in quanto dedica ampio spazio al thriller e al dramma psicologico. La storia, scritta e co-sceneggiata da De Feo, si svolge in un’enorme villa, nota come Villa dei Laghi e circondata da un immenso bosco, dove vive una famiglia molto particolare: la madre Elena (Francesca Cavallin) con il figlio paraplegico Samuel (Justin Korovkin). Il bambino è completamente succube della figura materna, che gli impedisce ogni contatto con l’esterno e gli insegna un non meglio precisato “programma”: insieme a loro vivono due domestiche, un inquietante medico (Maurizio Lombardi) e alcuni parenti e amici di famiglia. Quando nella villa giunge una nuova domestica, la giovane Denise (Ginevra Francesconi), la vita di Samuel viene stravolta e per la prima volta sente il bisogno di conoscere il mondo esterno. Ma non sarà facile disobbedire alla madre: quale terribile segreto nasconde?

The Nest per quasi tutta la vicenda non fornisce risposte, ma pone domande, per poi spiegare il tutto nel finale attraverso un flashback e una conclusione spiazzante: è un film che va visto più di una volta, affinché tutti i conti tornino, ma non è un film “scientifico” dove tutto deve quadrare, bensì un horror d’atmosfera da cui farsi avvolgere. De Feo recupera infatti il buon vecchio gusto di classici quali Gli invasati e Suspense, nonostante non sia una ghost-story, ma soprattutto ha in mente classici moderni come The Others di Amenabar e The Village di Shyamalan – due modelli dichiarati dal regista come fonti di ispirazione. Dimentichiamoci (finalmente) gli abusati jump-scares per lasciarci immergere in un mondo misterioso, angosciante, mortifero e claustrofobico, attraverso una narrazione lenta ma incessante e funzionale, grazie anche a una sceneggiatura ben scritta e che propone finalmente qualcosa di nuovo. La regia non paga lo scotto di essere agli esordi e riesce a tenere col fiato sospeso per tutta la durata del film (103 minuti), aggiungendo mistero su mistero, alternando squarci orrorifici con momenti altrettanto forti di dramma familiare e psicologico. Anche quando non succede nulla, sentiamo che c’è qualcosa di minaccioso pronto per accadere: momenti di per sé naturali come la famiglia radunata per il compleanno di Samuel e i dialoghi con la madre inquietano e fanno presagire qualcosa di terribile. È il perturbante freudiano: ciò che dovrebbe essere familiare risulta alienante e per questo ancora più spaventoso, in quello che è un autentico “gruppo di famiglia in un inferno”.

E l’orrore è sempre pronto a esplodere: incubi con fantasmi nel corridoio, riti sacrificali, una lunga e realistica impiccagione (ripresa con un’inquadratura che dal dettaglio si estende in campo lungo), una tortura sulle note (diegetiche) dell’Ouverture della Gazza Ladra di Rossini. La regia e la sceneggiatura ci sono, e così pure le interpretazioni e la tecnica. Il cast è formato da attori di gran classe con un’ampia esperienza in fiction televisive ma di una forza cinematografica incredibile: sovrastato dalla bravissima Francesca Cavallin – una bellezza severa che qui ricorda un po’ la Cucinotta e la Arcuri – è composto da pochi personaggi ma che lasciano il segno, dal terrificante medico ai due bambini. The Nest è diretto con grande perizia tecnica: la fotografia e le inquadrature non soltanto sono marcatamente cinematografiche, ma possiedono una ricercatezza difficile da trovare, valorizzando le ricche scenografie gotiche e opprimenti (è girato quasi tutto nell’enorme villa, una specie di castello), e alternando il calore delle luci con toni pastellati fino a cromatismi argentiani. Completa l’atmosfera la colonna sonora, ripartita fra il tesissimo sound-design e i malinconici brani diegetici suonati da Samuel al pianoforte.