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The Nun II

2023
REGIA:
Michael Chaves
CAST:
Taissa Farmiga (Suor Irene Palmer)
Jonas Bloquet (Maurice "Francese" Theriault)
Storm Reid (Suor Debra)

Il nostro giudizio

The Nun II è un film del 2023, diretto da Michael Chaves.

Gli scherzi da prete non sono affatto divertenti. Quelli da suora, poi, non piacciono proprio a nessuno; men che meno a noi onesti e paganti spettatori. Ed è stato uno scherzettone non da poco quello rifilatoci a suo tempo dal caro Corin Hardy con The Nun: attesissimo spin-off interamente dedicato al più amato dei collaterali personaggetti nati e cresciuti in seno alla The Conjuring Saga, rivelatosi, con buona pace degli oltre trecento milioncini d’incasso, nulla più che un loffio fuocherello di paglia. Per evitare, dunque, di mandare in clausura anticipata la redditizia creatura partorita dalla fervida fantasia di Gary Dauberman e James Wan, seguendo appieno la sempreverde massima che vuole i panni sporchi lavati al calduccio dell’amata famigliola, stavolta è toccato scomodare quel buontempone di Michael Chaves che, dopo un vergognoso esordio come La Llorona e il non certo esaltante The Conjuring – Per ordine del diavolo, tutto pareva tranne che la scelta più sensata per donare un minimo di verve a questo nuovo chiacchierassimo sequel. E se è vero che il cinema, così come la matematica, tutto è fuorché un’opinione, pur avendo cambiato un minimo l’ordine degli addendi, alla fin della fiera anche un risultato come The Nun II non può certo dirsi in Grazia di Dio. O del Diavolo, viste le circostanze.

Ciò che tuttavia si può ben dire è che, stavolta, si parte veramente col botto, con tanto di povero sacerdote sparato in aria e dato alle fiamme, a nemmeno cinque minuti d’orologio, sotto gli atterriti occhi di un inerme chierichetto in una silenziosa chiesetta dello sperduto paesello francese di Tarascon. È proprio qui, infatti, che la nostra cara Suor Irene (Taissa Farmiga) – scampata alle celeberrime insidie del demoniaco Valak (Bonnie Aarons) sotto monacali spoglie, durante il fu celebre Endgame a colpi di sangue di Cristo nel monastero di Santa Cartha – verrà mandata in missione investigativa per conto di Dio e della Santa Sede, affiancata dall’inesperto e più che mai inutile supporto della ribelle Sorella Debra (Storm Reid). E sarà proprio durante l’adempimento di quest’ardua Mission: Impossibile benedetta dall’Altissimo che, girovagando per mezza Europa peggio che in un romanzo di Dan Brown, le nostre intrepide (e mal assortite) Sorelle in Armi e Crocefisso scoveranno, in un gotigheggiante collegio femminile, ninetepopodimeno che il bel Maurice (Jonas Bloquet), vecchia conoscenza fin dai tempi delle ben note assatanate Vacanze Romene che, nonostante un’ormai irreprensibile vinaccia da onesto tuttofare, continua inconsapevolmente a covare il valakiano Demone in corpo; quest’ultimo deciso a dar sfoggio di tutta la propria neo-potenziata Forza per mettere gli artigli su di un prodigioso tesssoro legato ai miracolosi e venerati occhietti di Santa Lucia.

Pensavamo fosse The Nun II e invece, ma guarda un po’, era Sister Irene: Far From Home. Nonostante, infatti, la regia del buon Chaves sia decisamente di un mestiere ben superiore a quello del suo poco ispirato predecessore – al punto da centrare ben più che qualche raggelante sequenza o telefonato jumpscare -, l’unico vero peccaminoso problema risiede tutto nella scialba e sconclusionata sostanza di una sceneggiatura che parrebbe vomitata da una qualche intelligenza artificiale nutrita, più che con orrore, a bocconi di action e cliché. Chiamando in causa la demoniaca diretta interessata del titolo per neanche una decina di minuti in quasi due interminabili orette, questo The Nun: Love and Thunder preferisce infatti inanellare, senza nerbo né ritegno, ruffianissime strizzate d’occhio e incongruenze alla lore dello stesso ConjuringVerse, gente accoppata a suon di aspersorio da fantasmatici chierichetti, reliquie potenti quanto il Cristallo di Luna di Sailor Moon, personaggi di dubbissima utilità destinati a scomparire alla velocità di un peto e, dulcis in fundo, esorcismi a colpi di vino d’annata benedetto direttamente in botte, dal produttore al consumatore. Il tutto sempre ben consci del fatto che, senza scomodare troppo il nostro sempre più supereroistico monacale Thanos, di cose e persone da mandare al Diavolo ce ne sarebbero ancora parecchie; con o senza dispensa papale.