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The Old Man

2022
REGIA:
Jon Watts, Jet Wilkinson, Greg Yaitanes, Zetna Fuentes
CAST:
Jeff Bridges (Dan Chase / Henry Dixon / Johnny Kohler)
John Lithgow (Harold Harper)
E. J. Bonilla (Raymond Waters)

Il nostro giudizio

The Old Man è una serie tv del 2022, ideata da Jonathan E. Steinberg e Robert Levine.

Non ho dubbi nell’acclamare The Old Man (Disney+) la miglior serie che ho visto nel 2022. Sarà per la impareggiabile presenza scenica di Jeff Bridges che, a 73 anni suonati e con un linfoma autodichiarato via tweet da cui è brillantemente guarito («è stato un lungo fine settimana», ha detto ritornando pimpante sul set) è ancor più affascinante di quando era il Drugo de Il grande Lebowski e di anni ne aveva 49; sarà per la consumata professionalità di John Lithgow, altro ‘old man’, settantasettenne, uno di quegli attori che hai visto mille volte in mille film, mai o quasi da protagonista assoluto, ma con una faccia che ti stampi per sempre nella mente; sarà per una partenza al fulmicotone (i primi due episodi sono diretti da Jon Watts, il regista di Cop Car, con Kevin Bacon, e della recente trilogia di Batman… e i successivi cinque non sono da meno); insomma, fatto sta che il cocktail è perfettamente riuscito. La coppia di veterani del cinema Usa è, nella serie, anche la coppia di veterani della Cia amici-nemici intorno alla quale ruota tutta la spy story. Come Pacino e De Niro per due decenni, Bridges e Lithgow non appaiono mai nella stessa inquadratura fino agli ultimi due episodi.  E come nell’omonimo romanzo del 2017 di Thomas Perry, da cui è tratta la sceneggiatura, Don Chase (Bridges) e Harold Harper (Lithgow) sono (o erano) amici di vecchia data che non si frequentano più da tempo immemore: entrambi boss della Cia hanno girato mezzo mondo, ucciso qua e là, ma ora una brutta faccenda avvenuta in Afghanistan ai tempi dell’invasione sovietica torna a galla.

Chase, vedovo, s’è ritirato in campagna ormai da una trentina d’anni, frequenta solo i suoi due rottweiler, maschio e femmina, buoni come agnellini, ma perfettamente addestrati anche all’attacco, e la figlia (Alia Shawkatma), ma solo per telefono. Harper ha una moglie e una vita più o meno tranquilla in città, ma sarà proprio lui a smuovere le acque delle attuali esistenze più o meno serene. Già, più o meno, perché Chase si porta dentro faticosamente da tre decenni un fattaccio afgano che non vi rivelo (ovviamente) e che coinvolge sua figlia e la di lei mamma defunta. Con continui flash-back quanto avvenuto negli anni 70 in Asia viene fuori un po’ alla volta (storia di amore e terrorismo, storia di spie) e l’allora trentenne Chase (un Bill Heck azzeccato che somiglia abbastanza a Bridges giovane) viene travolto da una telefonata del vecchio commilitone Harper che ha coperto ciò che l’amico non avrebbe dovuto fare e ora si trova nelle canne. Al punto che – mors tua vita mea – manda un killer a casa del vecchio amico affinché lo faccia fuori. Un fallimento: fra la capacità difensiva di Chase acquisita in anni di pericolose avventure come agente Cia e il perfetto addestramento dei rothweiler che, a un cenno del padrone, annullano ogni possibile minaccia, il malcapitato assassino prezzolato fa una brutta fine. Per Chase, però, è l’addio alla serenità (si fa per dire perché ha continui incubi di tragedie passate e apparizioni fantasmatiche della moglie defunta).

Ora Chase è un fuggitivo. Lo conforta, dopo un inizio poco conviviale, solo la presenza, di una bella donna che gli affitta un nuovo appartamento nel suo motel (è  Zoe, interpretata da Amy Brennemann che qualcuno ricorderà nella vecchia e lunga serie di telefilm, Giudice Amy, trasmessa dal ’99 al 2005, su una magistrata dei minori che porta lo stesso nome dell’attrice). La povera Zoe, una donna divorziata con un figlio da mantenere al college, accompagnerà Chase lungo perigliose vicende lontane anni luce dalla sua modesta quotidianità. Trasformandosi, inizialmente obtorto collo, in una coraggiosa compagna di avventure in cui si rischia la pelle a ogni pie’ sospinto, ma che avrà il coraggio di mutare radicalmente il proprio modus vivendi. Spietato quando serve, ma fondamentalmente uomo generoso, Chase finirà per proteggere Zoe che ne passa di tutti i colori e viene persino chiusa, per necessità, nel bagagliaio di un’auto. Fortunatamente non ci sono happy end né baci in controluce al tramonto sulla spiaggia fra i due protagonisti, ma solo end. La figlia di Chase è un po’ la chiave di volta di tutta la storia e anche lei lavora alla Cia, ma… altro non posso rivelare. Splendida colonna sonora di Bone Burnett e Patrick Warren.