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The Order

2024
Titolo Originale:
The Order
REGIA:
Justin Kurzel
CAST:
Jude Law (Therry Husk)
Nicholas Hoult (Bob Mathews)
Tye Sheridan (Jamie Bowen)

Il nostro giudizio

The Order è un film del 2024, diretto da Justin Kurzel.

Un noir neonazista avvolto nel fuoco e sporco di sangue. Questo è The Order di Justin Kurzel, presentato in concorso al Festival di Venezia e tra i migliori della competizione. Kurzel, australiano, aveva fatto il botto oltre dieci anni fa con The Snowtown Murders, storia di un noto serial killer vista dagli occhi di un suo “amico” sedicenne, poi forse si era un po’ incartato: i titoli successivi, come la versione di Macbeth e il fallimentare Assassin’s Creed, di base avevano deluso. Ora è tornato, eccome. Progetto giusto, script giusto, attori tosti, ricaduta diretta nello spirito del tempo. La premessa è tanto attuale quanto inquietante: dell’assalto a Capitol Hill, 6 gennaio 2021, si ricorda bene l’immagine dei cappi appesi per significare un’immaginaria insurrezione: quella “suggestione” proviene da The Turner Diaries, libro anni Settanta che descrive la presa di potere dei suprematisti bianchi in America. Una vera e propria lezione d’odio impartita nel film di padre in figlio. Ebbene, quello stesso testo fu alla base del movimento terrorista di estrema destra più pericoloso del decennio, chiamato appunto The Order (L’ordine), una sorta di brigate nere che si presentavano come braccio armato della Nazione Ariana. Attraverso violente rapine in banca, finanziavano il loro obiettivo finale: fare la rivoluzione razziale.

La storia inizia nel 1983. L’agente dell’FBI Terry Husk (Jude Law) arriva in un piccolo centro, nella zona sconvolta dalle ruberie contro gli istituti di credito, che non esitano a lasciare vittime sulla strada. Un uomo difficile, Terry: dopo aver affrontato la mafia e il KKK, con famiglia lontana, tendenza al whisky e attacchi d’ira, in teoria viene inviato lì per staccare la spina… Ma non può fare a meno di notare l’emergere dei suprematisti bianchi. E di imbracciare il fucile per combatterli. Il capo della banda è il giovane Bob Mathews (Nicholas Hoult), il quale ritiene – come detto – che il leader degli ariani reverendo Butler sia una “mammoletta”, ossia un chiacchierone che si limita alle parole senza entrare in azione. Ecco allora che lo supera a destra aprendo lo scontro frontale che porterà alla rivoluzione, come insegna il testo di riferimento. Husk, affiancato solo dal giovane Jamie Bowen (Tye Sheridan), inaugura un’indagine che si scontra con l’omertà del Pacific Northwest, cioè dell’America settentrionale bianca che tutto sommato non disdegna la discriminazione razziale. E che volete che siano un paio di bandiere con la svastica e bambini che fanno il saluto nazista…

Jude Law, con le palle d’acciaio, comincia a picconare il muro per capire chi sono davvero i bastardi e cosa sta succedendo di preciso. Di norma i suprematisti non fanno rapine, nota, quindi tutto potrebbe concorrere a un piano più ampio e letale. Così Husk si lancia all’inseguimento, tra covi neonazi e donne sottomesse, e si esibisce in vertiginose sparatorie per spaccare le rapine, mirabilmente riprese dal regista con ottimo senso del tempo e dello spazio, conflitto umano profondo e tensione che si taglia col coltello. Tra pallottole, morti e feriti Terry si fa spazio e apre la breccia, sia materiale che ideologica; smantellare l’organizzazione eversiva diventa la sua ragione di essere, in assenza di altro. E non tutti riescono a reggere il livello dello scontro, per esempio il suo socio respinge la violenza e si infila in un tunnel tragico… The Order è un poliziesco-noir memorabile soprattutto per un motivo: pone chiaramente il suo tema ideologico, lo mette sul tavolo ma al tempo stesso non se ne lascia divorare, al contrario resta un grande film di genere. Con tanto di confronto tra gli opposti, Law e Hoult, in riva al lago in una metaforica sessione di caccia al cervo. E alla fine c’è una casa che brucia, così come bruciava la croce dei razzisti, con tratto comune il fuoco che divora ogni ipotesi di convivenza. Al centro del cuore nero c’è Jude Law, ennesimo sbirro maledetto che calza il ruolo come un guanto. La caccia è il suo unico motivo, tanto che dopo i suprematisti rimetterà il cervo nel mirino, come un nuovo deer hunter che ora ha imparato la lezione (il fumo disturba e allontana… le bestie come gli umani, se c’è differenza). Gran film davvero, storia dura e cattiva che racconta il passato parlando con la voce del presente.