The Punisher Stagione 1
2017
The Punisher è una serie del 2017, ideata da Steve Lightfoot
Allo stesso modo del Batman di Ben Affleck nell’universo cinematografico DC, il Punitore di Jon Bernthal è stato introdotto nelle serie Marvel prodotte da Netflix non come personaggio principale di una storia a lui dedicata ma come nemesi del vero protagonista, seguendo un percorso che da villain lo ha visto diventare un riflesso oscuro dell’eroe a cui era contrapposto. Un interessante parallelo, nella storica rivalità tra le due case editrici, che di certo non è un unicum ma, nondimeno, è importante per capire come anche nel campo cinematografico e televisivo la gestione di personaggi derivati dall’universo supereroistico senta ormai l’esigenza di reinventare le formule con cui questi vengono proposti al grande pubblico. Prima di approdare nelle serie Netflix con The Punisher, il personaggio era già stato protagonista di ben tre lungometraggi (usciti rispettivamente nel 1989, 2004 e 2008), differenti nei toni ma accomunati dall’idea di avvicinarlo alla lunga tradizione di giustizieri cinematografici, in particolare all’imprescindibile Giustiziere della notte interpretato da Charles Bronson (che, curiosamente, nella sua versione cinematografica ha debuttato proprio nell’anno della prima apparizione fumettistica del Punitore: il 1974).
La prima stagione di The Punisher prende le distanze da questo concept classico del personaggio e, nel dare seguito ai fatti raccontati nel confronto con Daredevil, riscrive i fondamenti evitando accuratamente anche i canoni del racconto di origine, altro topos supereroistico che sta diventando obsoleto nella moderna industria dei cinecomic. La stagione si apre con un episodio (intitolato “3 AM”) che pare evocare l’idea del tramonto dell’eroe di mangoldiana memoria: proprio come il Wolverine visto in Logan, Frank Castle viene presentato come un sopravvissuto senza scopo, confinato nell’esistenza anonima di uno dei tanti dimenticati dal sogno americano. Lungi dall’essere l’atto finale della vicenda del Punitore, questa condizione è, in realtà, un punto di passaggio fondamentale tra la caratterizzazione classica da giustiziere a quella di reduce di guerra, le cui sfumature costituiscono il nucleo narrativo dell’intera stagione. Con un salto concettuale di circa un decennio, The Punisher trova così, nell’idea di un Rambo calato in un contesto da noir urbano, uno spunto assolutamente vincente, tanto sul piano narrativo quanto su quello dell’adattabilità del personaggio a situazioni che vanno dall’hard-boiled alla spy-story, passando per quelle contaminazioni fantascientifiche e fantasy che sono state utilizzate nelle precedenti serie Netflix.
Questa prima stagione di The Punisher si mantiene sempre dentro un recinto di credibilità, ma gli episodi finali, violentissimi, oscuri e sconfinanti nell’horror e nel torture-porn, ci ricordano come questo Frank Castle si muova in un universo post-umano improntato al compromesso tra realismo e iconismo. Tredici episodi che riscrivono uno dei personaggi più importanti ma anche invecchiati peggio della Marvel, dopo anni di tentativi, soprattutto fumettistici, di definirne una nuova dimensione al passo coi tempi. Un risultato importante, magari non sempre incisivo (il minutaggio totale della serie è decisamente troppo rispetto alla storia raccontata), e certamente allungato con alcuni personaggi secondari poco convincenti, ma in ogni caso portato a casa a testa alta da Steve Lightfoot, che firma una delle serie più crude, ciniche e in definitiva riuscite dell’universo a misura di vendicatore di quartiere creato da Netflix.